DEGNA-MENTE PER LA SCUOLA

DEGNA-MENTE PER LA SCUOLA
Perché questa petizione è importante

Care colleghe e cari colleghi,
vi presentiamo il documento Degna-mente per la scuola, promosso e sottoscritto da 81 docenti del Liceo Copernico di Bologna, chiedendovi la cortesia di leggerlo e, se vorrete, di divulgarlo e sottoscriverlo.
I docenti delle scuole pubbliche italiane non hanno bisogno di una mappatura di presunte nuove esigenze, ma di soluzioni credibili alle storture determinate dalla numerosità degli alunni nelle classi, dall’inadeguatezza dell’edilizia scolastica, dall’eccessiva burocrazia progressivamente ascritta agli insegnanti, dalla dispersione scolastica e dalla mancata integrazione sociale degli immigrati svantaggiati.
La risposta offerta dal Ministero dell’Istruzione non si pone affatto in questa direzione.
Negli ultimi anni sembrava che la scuola avesse ripreso un certo respiro dal punto di vista finanziario; invece le attuali azioni disattendono qualsivoglia aspettativa.
L’investimento nella scuola non può essere intermittente o dettato dalle proiezioni demografiche, la cura di tale Istituzione dovrebbe essere costantemente considerata un valore primario al pari di altri di medesima dignità costituzionale. È nell’ordine delle cose, l’attenzione prestata all’Istruzione è garanzia di investimento del futuro sviluppo della società.
Tema centrale del documento è la conversione del Decreto legge 36/22 nella Legge 79/22, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 29 giugno.
L’ascolto delle parti direttamente interessate è stato assolutamente eluso: riprova evidente è stata la sottrazione alla contrattazione collettiva della legittima possibilità di innovare in merito ai temi del reclutamento, dell’aggiornamento e della valorizzazione del personale della scuola.
Tra le numerose criticità del DL convertito in Legge, che abbiamo cercato di argomentare nel documento Degna-mente per la scuola, segnaliamo una riduzione di circa 10.000 cattedre e l’abolizione della Carta del docente, provvedimenti attraverso cui la Scuola di Alta Formazione finanzierà la “formazione continua” dei docenti.
Dopo un laborioso percorso di formazione, il più lungo e complicato tra quelli previsti per i dipendenti pubblici, noi docenti siamo perfettamente in grado di comprendere e discernere quali strumenti possano esserci utili per aumentare la qualità didattica del nostro lavoro, come peraltro ribadisce la Nota 37638 del 30 novembre 2021 dello stesso ministero dell’Istruzione sulla formazione dei docenti in servizio, affidata ai Piani formativi di Istituto (art. 63-71, C.C.N.L. 2006-2009) deliberati dal Collegio dei docenti, piani che includono, correttamente, autoformazione e ricerca, formazione fra pari, attività laboratoriali, gruppi di approfondimento e miglioramento, libera iniziativa dei singoli insegnanti, attraverso l’utilizzo dell’apposita Carta del docente.
Il ministro dell’Istruzione, prof. Patrizio Bianchi, intervenendo il 25 giugno al convegno Ethics and Artificial Intelligence Confirmation, promosso dalla Fondazione ASPEN a Venezia, secondo alcune testate giornalistiche avrebbe invece presentato il programma per la formazione dei docenti con queste parole: “In Italia, in 4/5 anni, dobbiamo riaddestrare 650.000 insegnanti per andare incontro ad insegnamento adeguato al futuro digitale e all’interconnessione globale che si è oramai prospettato”.
I docenti della scuola della Repubblica sono dunque assimilabili ad animali da compagnia da “riaddestrare”?
L’intento che si vuole perseguire con il documento, a cui dare massima diffusione nelle scuole e negli organi di stampa, è quello di far emergere, anche di fronte alla società civile, la nostra dignità professionale, di riaffermare una coscienza di categoria che, per statuto deontologico, è in continuo e consapevole aggiornamento.
Grazie a tutte e tutti
I firmatari del Liceo Copernico di Bologna
P.S. il Collegio docenti dell’IISS Antonio Pesenti di Cascina (PI) sta promuovendo in questi giorni (4 luglio 2022) un’iniziativa simile alla nostra, chiedendo di "non approvare il capitolo “Istruzione”, stralciando il capo VIII dal DL n. 36/2022, e di avviare un ampio dibattito nelle scuole e con le scuole su una riforma dei sistemi di reclutamento e formazione in servizio funzionali a un’autentica valorizzazione della professionalità docente e qualificazione del sistema scolastico nel suo complesso”.
Potete leggere le riflessioni emerse nel loro Collegio docenti al seguente indirizzo:
https://www.tecnicadellascuola.it/no-alla-scuola-di-alta-formazione-e-agli-incentivi
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DEGNA-MENTE PER LA SCUOLA ( il documento)
Noi docenti della scuola della Repubblica italiana prendiamo ancora una volta la parola per dichiarare il nostro totale dissenso nei confronti del DL 36/22, appena convertito in legge (79/22) e della politica scolastica, della visione stessa della scuola, nella quale il provvedimento si inquadra.
Una forte criticità del decreto, che modifica il percorso iniziale a carico dell'aspirante futuro insegnante rendendolo notevolmente oneroso a fronte di esiti incerti e accidentati, si annida nella cosiddetta "formazione" dei docenti: il decreto istituisce attività "volontarie" per i docenti già in ruolo e obbligatorie per i neoimmessi, da svolgere in cicli triennali, in ore aggiuntive rispetto a quelle di didattica in aula e che si concluderanno con una valutazione finale; i docenti "promossi" conseguiranno in maniera anticipata la progressione salariale prevista dalla contrattazione nazionale, attualmente legata esclusivamente all’anzianità di servizio. La discriminazione tra insegnanti già in ruolo e neoimmessi è palesemente volta a fiaccare la solidarietà e la coscienza comune all’interno del corpo docente e rafforza una competitività deleteria nell’ambiente scolastico, peraltro del tutto ingiustificata, dato che l'immissione in ruolo avviene al termine di un laborioso percorso di formazione, il più lungo e complicato tra quelli previsti per i dipendenti pubblici.Quali sono i presupposti di questo decreto? Che i docenti, compresi quelli attualmente in servizio vadano non aggiornati ma "formati". Che la loro “formazione” continua competa non a loro stessi, in quanto ritenuti incapaci di autodeterminarsi, ma ad enti esterni - ed estranei -alla scuola pubblica: a questo scopo è prevista l'istituzione della Scuola di Alta Formazione del sistema nazionale pubblico di istruzione, dotata di risorse economiche massicce, che si avvale dell’INDIRE e dell’INVALSI e dovrà anche dirigere le attività formative dei Dirigenti scolastici,dei Dsga, del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario. L'insindacabile giudizio di tale autorità manageriale e padronale dovrà sancire la divisione fra bravi e meno bravi, tra promossi (comunque non più del 40%, quota stabilita a priori e a prescindere dagli esiti della valutazione) e bocciati, completando quella spaccatura interna della nostra categoria funzionale all’accettazione passiva delle politiche miopi dei ministri dell’Istruzione degli ultimi trent’anni. La valutazione dei docenti nondimeno ruota ossessivamente intorno alle “competenze digitali”, ad “attività di progettazione, mentoring, tutoring e coaching”, ad “indicatori di performance” e non al bisogno di ascolto e dialogo delle persone in crescita, alla condivisione di saperi e di passioni culturali: viene da chiedersi come sia possibile adottare linguaggi e parametri di efficientismo aziendale in un luogo che è chiamato a rispettare i tempi di apprendimento di ciascuno studente e che solo così può formare coscienze critiche e complessità intellettuali; ma questo fondamento deontologico e pedagogico della professione docente non ha preoccupato gli estensori del DL 36/22. L’intero impianto del decreto contraddice la visione strategica contenuta nella Nota 37638 del 30 novembre 2021 dello stesso ministero dell’Istruzione sulla formazione dei docenti in servizio, affidata ai Piani formativi di Istituto (art. 63-71, C.C.N.L. 2006-2009) deliberati dal Collegio dei docenti, piani che includono, correttamente, autoformazione e ricerca, formazione fra pari, attività laboratoriali, gruppi di approfondimento e miglioramento, libera iniziativa dei singoli insegnanti, attraverso l’utilizzo dell’apposita Carta del docente. La beffa nel decreto prevede infatti che tutta la “nuova formazione” sia finanziata con l’abolizione della Carta del docente e l’eliminazione di quasi 10 000 cattedre. Contestualmente, nel Def approvato agli inizi di aprile 2022 la spesa per l’istruzione cala dal 4 per cento del Pil al 3,5 per cento nel 2025, il tutto giustificato con la diminuzione della natalità e l’invecchiamento della popolazione, come se l’istruzione dei cittadini e dei professionisti del presente e del futuro fosse una mera questione di calcolo, una partita doppia. A noi che quotidianamente lavoriamo nella scuola, a contatto con la realtà sociale, risulta evidente che le esigenze e i problemi della formazione culturale e umana degli studenti sono altri, e sono gli stessi che inutilmente denunciamo fin dai tempi della disastrosa legge Gelmini:le classi “pollaio”, di cui il ministro insiste a negare, o meglio nascondere, la problematicità, quando non l’esistenza; il precariato; la mancanza di risorse per il sostegno; una lotta efficace alla dispersione scolastica; l'integrazione sociale di immigrati svantaggiati: in una parola, gli "ostacoli di ordine economico e sociale" che "è compito della Repubblica rimuovere". A questo,e non alla remunerazione degli oligarchi dell'Alta Formazione o alla trasformazione del lavoro scolastico in videogaming, devono essere destinate le risorse economiche (peraltro sempre più progressive prospettate dal PNRR). Ma i problemi sono anche la sottrazione alla contrattazione collettiva delle prerogative riguardanti i temi del reclutamento, dell’aggiornamento e della valorizzazione del personale della scuola, l'enorme differenza di retribuzione rispetto ai colleghi europei, che umilia il prestigio sociale dei docenti, gli eccessi di burocrazia che sottraggono energie alla qualità della didattica. Non a caso per varare questa ennesima controriforma della scuola pubblica è stata scelta la forma del decreto legge, scavalcando il confronto con le parti sociali e, come già per la "buona scuola" renziana, forzando la mano al parlamento in modo strumentale durante il periodo estivo. Quali sarebbero stati i "casi straordinari di necessità e urgenza" che, in base all'art. 77 della Costituzione, ne hanno giustificato l’impiego? Non valgano come risposta i vincoli del PNRR, dal momento che l’aumento degli organici, la diminuzione del numero di alunni per classe, la politica del personale, l’aumento del tempo scuola, rimangono temi di spesa corrente e pertanto devono essere ricompresi nel bilancio dello Stato. La situazione è inaccettabile: il nostro senso di frustrazione si ripercuote sulla nostra capacità di svolgere una didattica curata e realmente innovativa, mancando la quale si lede il diritto vero all’istruzione e quindi anche il futuro della cittadinanza e del lavoro in questo paese, che sarà sempre meno qualificato e responsabile. Considerata l'assoluta mancanza di dialogo con quel ministero che dovrebbe essere una risorsa e si dimostra invece sempre più drammaticamente un problema per la scuola della Repubblica, non ci accontenteremo di esprimere un dissenso teorico, ma metteremo in atto forme di protesta che non si limiteranno a scioperi estemporanei, forme tali da ottenere anzitutto la disapplicazione della legge 79/22, e oltre a ciò, in vista di eventuali nuove riforme della scuola, quel confronto fra le parti che finora ci è stato rifiutato.
I docenti del Liceo Copernico di Bologna
Giancarlo Arcieri
Andrea Armaroli
Noemi Billi
Lucia Cantoni
Nicola Cenni
Claudia Cervellati
Marco De Luca
Maria Dore
Anna Chiara Mazzotta
Filippo Natoli
Raffaele Petrone
Donatella Filomena Vitale
Emilia Perri
Gianfranco Garuti
Orazio Sturniolo
Ferdinando Costa
Erica Tancon
Manuela Tolot
Patrizia Zambonelli
Barbara Fujani
Salvatore Pelle
Rita Bocchino
Barbara Cimmino
Elisa Targa
Davide Gatto
Silvia Focardi
Lucia De Micheli
Sophie Guise
Letizia Sabbioni
Emanuela Natalini
Lorenza Miretti
Annamaria Mandanici
Enrico Caravello
Roberta Bariola
Bianca Costagli
Daria Righini
Anna Maria Incorvaia
Carlotta Sgubbi
Lorenza Arduin
Stefania Gaspari
Lisa Piacentini
Luisa Musiani
Cecilia Franchini
Daniela Iamundo
Patrizia Bedendo
Claudio Unguendoli
Chiara Sita
Mariarita Casellato
Orietta Massaro
Magdalena Bruch
Laura Atzeni
Maria Barbato
Patrizia Fornasari
Mario Mezzetti
Angela Chiaino
Barbara Rosiello
Mirella Stella
Donata Federici Monesi
Claudia Petrella
Giorgia Ferrari
Silvia Strazzari
Giuliano Aquilano
Milena Merlo Pich
Ave Bolletta
Gabriella Fenocchio
Michele Puzella
Filippo Becca
Claudia Colombo
Michele Montanaro
Giulia Frisco
Cristina Latina
Arianna Fertili
Philippa Armstrong
Silvia Bacchelli
Stefania Perdichizzi
Beatrice Francia
Laura Semprini
Carlo Bertoni
Monica Ragazzini
Mara Donati
Stefania Oggioni