Salviamo il teatro di Gambassi

Salviamo il teatro di Gambassi

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Franco Ciappi ha lanciato questa petizione e l'ha diretta a Sindaco e Amministrazione comunale di Gambassi Terme

Sul teatro di Gambassi, l’Amministrazione comunale sta prendendo una decisione di rilevante portata, anzi diremo, storica, senza aver interpellato i propri cittadini mediante un percorso di democrazia partecipata.
Sapendo cosa ha rappresentato per i gambassini questa struttura nel corso del tempo, per prima cosa, chiediamo all’Amministrazione comunale di sospendere l’iter burocratico intrapreso che porta inevitabilmente all’abbattimento dell’edificio e chiediamo un coinvolgimento della cittadinanza in una discussione pubblica sulle sue sorti.
In seconda istanza chiediamo che l’Amministrazione comunale prenda in considerazione le nostre seguenti proposte:
1) la possibilità di un restauro dell'attuale facciata e dei due prospetti laterali del corpo anteriore del teatro e, se questo non fosse possibile per accertati problemi di staticità, ecc.,
2) la possibilità di un rifacimento del corpo anteriore sulla base del progetto originario del 1920 e, con eventuali stralci successivi, delle parti posteriori.
Senza nulla togliere ai giovani progettisti e nel ringraziarli per il progetto proposto, che tuttavia riteniamo fuori luogo nel contesto urbanistico della piazza, proponiamo che sia dato loro l'incarico di ricercare l'originalità dell'opera, almeno esteriore come sopra indicato, e di proporre soluzioni nelle suddivisioni interne che prevedevano la possibilità di manifestazioni culturali, tipo quelle musicali, cinematografiche, artistiche, espositive, museali e convegnistiche.
Nota storica:
Il teatro nasce come «Casa della Cultura per il Popolo da erigersi in Gambassi in memoria dei Caduti nella Guerra MCMXV-MCMXVIII», su progetto del 1920, elaborato dall’architetto Arcadio Ferranti e dall’ingegnere Enrico Marabotti. Tuttavia solo nel 1925 la Società Filodrammatica Rossini ottenne dal Consiglio comunale la cessione gratuita di un appezzamento di terreno per «fabbricare la propria sede sociale e pro Cultura generale» con annesso teatro. Due anni dopo l'edificio era già in piedi e fu inaugurato nel 1927: non fu costruito esattamente come prevedeva il disegno originario, ma vi si avvicinava molto. Tuttavia poco dopo (nel 1929) fu requisito dal podestà per farne la sede del Partito Nazionale Fascista. Durante la Seconda Guerra Mondiale l’edificio subì un incendio e un discutibile restauro (l'elegante frontone fu sostituito da un prospetto a capanna e i palchetti interni da una galleria). Nel dopoguerra (nel 1947), pur rimanendo proprietà dello Stato, fu riaperto come Casa del Popolo e tale rimase fino al 1963, anno nel quale fu inaugurata l’attuale Casa del Popolo. Da allora l’Intendenza di Finanza ha concesso l’edificio prima come fabbrica di lampadine e in seguito come sede della Misericordia. Con il suo abbandono la struttura ha subito un lento e inarrestabile degrado, per cui l’Intendenza di Finanza fu costretta a proteggere le murature, che minacciavano crolli, con costose impalcature metalliche. Finché non lo cedette, quasi regalò, al Comune. Le amministrazioni comunali che si sono succedute lo hanno a loro volta abbandonato a se stesso, lasciandolo divenire il rudere attuale.

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