Salviamo la figlia di Frida! Fermiamo le sottrazioni di Stato dei figli a mamme protettive

Salviamo la figlia di Frida! Fermiamo le sottrazioni di Stato dei figli a mamme protettive

Lanciata
2 gennaio 2021
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Perché questa petizione è importante

Questo l'appello al Presidente della Repubblica nonché Presidente del CSM Sergio Mattarella che gli viene rivolto da Frida, mamma che rischia di vedersi strappare sua figlia di soli 4 anni in nome della cosiddetta bigenitorialità imposta dalla Legge 54 del 2006 (in barba al primario interesse dei minori tanto decantato) e a seguito perizia di un CTU già condannato per peculato nel 2014 che la accusa, in sostanza, di alienazione parentale verso un padre che voleva che Frida abortisse.

Chiediamo tutela per la figlia di Frida e che venga posta fine a queste violente prassi giudiziarie contro madri e bambini peraltro violative di ogni diritto costituzionale.

"Faccio appello al Suo intervento, Onorevole Presidente, nella dolorosa vicenda che vede protagonista una bambina di soli quattro anni, mia figlia.

Dalla scorsa primavera, il mio caso è oggetto dell'attenzione della Commissione Parlamentare d'Inchiesta sul Femminicidio presieduta dalla Senatrice Valeria Valente. La mia storia è stata inoltre al centro di un'importante interrogazione parlamentare da parte dell'Onorevole Veronica Giannone che si è rivolta al Ministro Bonafede, alla Ministra Bonetti e al Garante per l'infanzia del Veneto.

Mia figlia, riconosciuta solo da me alla nascita, è vittima di un procedimento civile i cui i giudici, riuniti in Collegio, hanno firmato una sentenza destinata a ridurre in silenzio tante madri vittime di violenza e rivittimizzazione da parte delle Istituzioni. Il Tribunale di Venezia mi ha sottoposta a due consulenze tecniche d'ufficio (CTU) che diagnosticano un conflitto di lealtà in capo a una bambina che non ha MAI vissuto all'interno di una triade familiare e descrivono me come una madre simbiotica e ostativa, termini che evocano senza ombra di dubbio il costrutto ascientifico dell'alienazione parentale. Il primo perito è il dott. Rubens De Nicola, noto alle cronache per aver diagnosticato la PAS al bambino di Cittadella, determinandone la reclusione in casa famiglia. Grazie all'intervento del mio difensore e della mia consulente di parte, la CTU è stata annullata per gravi vizi. Questo ne ha comportato la rinnovazione con incarico affidato a un professionista che, probabilmente, non avrebbe dovuto nemmeno comparire nell'albo dei CTU del Tribunale di Venezia. Il dott. Alessandro Marcolin ha infatti patteggiato due anni nel 2014 per PECULATO. Le innumerevoli irregolarità, puntualmente segnalate al giudice insieme alle "scorrettezze" di controparte, non hanno però trovato accoglimento tanto da costringermi a depositare denuncia querela nei confronti del dott. Marcolin che è oggi indagato per il reato di falsa perizia.

Nonostante tutto, i giudici hanno ritenuto di accogliere tutte le conclusioni del CTU abdicando completamente la giurisprudenza per piegarsi ai dogmi della psicologia giuridica. Il riconoscimento è stato così concesso, non sulla base di accertamento biologico di paternità, ma sulla valutazione di idoneità genitoriale paterna formulata dal CTU a dispetto di qualsiasi prova documentale, mai acquisita, circa la sofferenza di mia figlia a rapportarsi con lui e i comportamenti disfunzionali del presunto padre. Come può un giudice non assumere delle prove documentali perché il CTU ha relazionato su un improbabile conflitto di fedeltà/lealtà (ovvero in sostanza il CTU mi accusa di alienazione parentale)? Per il Collegio, tutto l'importante materiale documentario di cui ho chiesto a più riprese il deposito agli atti, scontrandomi con il netto rifiuto del giudice istruttore, non può assumere alcuna rilevanza in quanto il CTU avrebbe evidenziato "la sussistenza di un improprio rapporto fusionale" tra me e mia figlia, con buona pace del legame di attaccamento sicuro che lega un figlio a sua madre e dell'importanza probatoria dei documenti. Vengo accusata di non essere stata "in grado di aiutare la minore nel superare il proprio disagio" verso un "padre" che le ha inviato a casa le forze dell'ordine due volte a settimana per mesi e che con i suoi comportamenti ci ha terrorizzate.

I giudici hanno difeso strenuamente e contro qualsiasi evidenza il loro perito, arrivando persino ad accusare il mio avvocato di essersi fidato di semplici riferiti della sua cliente quando loro stessi avrebbero potuto tranquillamente verificare la veridicità di quanto affermato tramite i numerosi audio a disposizione. Persino quelli forniti dal CTU. I giudici hanno così emesso una sentenza estremamente punitiva con la quale vengo condannata alle spese processuali, a quelle di lite temeraria (come se il procedimento lo avessi avviato io invece che averlo subito!) e a un risarcimento danni per un importo di circa 40.000 euro!

La mia storia è purtroppo l’emblema di un sistema patriarcale in virtù del quale un uomo può in qualsiasi momento decidere di riconoscere un figlio che non aveva voluto e di cui si è disinteressato completamente, ma soprattutto quello di una bigenitorialità che viene imposta a forza senza la minima considerazione del contesto familiare e delle situazioni di violenza. In barba a qualsiasi Convenzione internazionale per la tutela di donne e bambini. Eppure la Convezione di Istanbul è legge dello Stato Italiano, mentre non lo sono i numerosi protocolli di psicologia forense citati nelle relazioni dei consulenti tecnici d'ufficio.

Provo vergogna, come donna e come madre, aver letto che mia figlia subirebbe un pregiudizio (neppure definito né definibile) se crescesse senza il padre. Nel 2020!!! Credo costituirebbe per lei un pregiudizio molto più grande crescere con padre disfunzionale. Ho denunciato e continuo a denunciare la violenza subita da parte di chi avrebbero dovuto proteggere me e la mia bambina. In un procedimento in cui si sarebbe dovuto verificare, dopo l'accertamento biologico di paternità che ad oggi non vi è stato,  se corrispondeva all’interesse di mia figlia essere riconosciuta dal padre, sottoponendo quindi eventualmente a indagine e verifica delle capacità genitoriali colui che tardivamente pretendeva di diventare genitore e che aveva già dimostrato un pessimo senso di responsabilità, si è proceduto invece a mettere esclusivamente in discussione la mia idoneità genitoriale di madre. Colmo della beffa per una donna che decide di portare avanti la gravidanza nonostante l’opposizione, aggressiva e violenta, dell’ex partner (che voleva abortissi!) mi sono ritrovata a dover subire io DUE consulenze tecniche d’ufficio in cui sono stata massacrata come donna e come madre.

La Corte veneziana affida così una bambina splendida, con un profilo cognitivo superiore alla media (a detta dello stesso CTU!), che ha sempre vissuto serenamente con la sua mamma, ai Servizi Sociali territoriali e dispone che debba vedere il "padre" secondo il calendario di incontri redatto da un CTU indagato per falso ideologico. A tal proposito infatti "il Collegio ritiene che le vicende giudiziarie del dott. Marcolin non abbiano alcuna incidenza sulle capacità professionali del CTU". E il requisito di specchiata moralità? Come può un giudice affidare una bambina riconosciuta solo dalla madre ai Servizi Sociali quando un uomo, tuttora indagato per atti persecutori, ne rivendica la paternità?

Ma l'aspetto più preoccupante della sentenza è che l'aver chiesto aiuto alla stampa e alle Istituzioni, tramite l'intervento in qualità di parlamentare nonché Segretario della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza dell'Onorevole Giannone, e l'aver sottoposto il mio caso alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul Femminicidio, che se ne è fatta carico chiedendo al Tribunale l'invio del fascicolo processuale, abbia fatto ritenere al Collegio giudicante che "il contegno processuale ed extra-processuale della resistente abbia travalicato i limiti dell’esercizio del diritto di difesa". Chi stabilisce oltre quale limite sia più o meno lecito difendersi? Questo è davvero inaccettabile e crea un precedente pericoloso. Punita per aver esercitato un diritto di azione a fini protettivi di una bambina, mia figlia! Come può una donna difendersi e difendere i propri figli se rischia addirittura una condanna di questo tipo oltre alla limitazione della responsabilità genitoriale? C'è forse un tentativo di ridurre le donne al silenzio nonostante si chieda loro di denunciare le violenze subite al primo segnale delle stesse?

Faccio pertanto appello al Suo intervento, anche in qualità di Presidente del CSM, perché sia fatta luce su quanto accaduto e siano tutelati il benessere psico-fisico di mia figlia e i nostri diritti costituzionali. 

Grazie."

https://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4/04977&ramo=CAMERA&leg=18

https://alleyoop.ilsole24ore.com/2020/12/08/lodissea-di-una-madre-prima-sparisce-poi-reclama-la-bambina-ora-rischio-di-perderla-definitivamente/?uuid=106_V7lf73Sl

https://www.facebook.com/436106887235190/posts/801960290649846/

https://www.ilmessaggero.it/politica/violenza_donne_bambina_tribunale_commissione_femminicidio_parlamento_mind_the_gap_centro_mestre-5233095.html

https://www.ilmessaggero.it/mind_the_gap/bambina_violenza_ctu_tribunale_donne_padre_separazione_venezia_mind_the_gap-5593975.html

https://www.dire.it/06-03-2020/430396-video-la-storia-di-anna-la-ctu-chiede-affido-condiviso-con-il-padre-che-non-ce

https://www.dire.it/05-05-2020/455755-la-storia-di-anna-mio-ex-manda-polizia-in-casa-per-vedere-la-bambina


 
 
 

 

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