Restituire al cittadino il diritto di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento

Restituire al cittadino il diritto di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento

Lanciata
11 ottobre 2022
Petizione diretta a
Camera dei deputati e
Firme: 974Prossimo obiettivo: 1.000
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Perché questa petizione è importante

Lanciata da Pino Pisicchio

I sottoscritti cittadini italiani, preoccupati per il pericoloso calo di partecipazione al voto, rivolgono ai sensi dell’art. 50 della Costituzione, una richiesta alle Assemblee parlamentari di intervento legislativo per riformare in senso coerente con lo spirito e la lettera della Costituzione la legge elettorale n. 165/2017, ponendo in evidenza, nelle note che seguono, le stridenti aporie che connotano la normativa vigente. Chiedono, inoltre, che le modifiche alla legislazione elettorale siano sottoposte di regola all’onere dell’approvazione di maggioranze qualificate per sottrarle alla manipolazione di maggioranze coincidenti con quelle a sostegno del governo pro tempore.

Le leggi elettorali che regolano la rappresentanza parlamentare italiana sono l'esempio più ricco di manomissioni che le democrazie occidentali possano offrire: dal 1993 al 2017 il ritmo compulsivo del legislatore ha licenziato quattro leggi elettorali, comprendendo anche l'inedito di una legge approvata dalle Camere e velocemente respinta dalla Corte Costituzionale (il cosiddetto Italicum). L’Italia si presenta, dunque, come un cantiere perennemente aperto che nasce male perché allestisce le nuove leggi elettorali non per costruire una regola condivisa, spinta verso il massimo grado possibile di neutralità, ma poggiata sulle convenienze della maggioranza pro tempore, visto che la riforma delle regole per eleggere la rappresentanza è approvata con i numeri della legge ordinaria, pur avendo un valore specialissimo e fortemente connesso alle dinamiche costituzionali.

Chiediamo, pertanto, di fissare maggioranze parlamentari qualificate per procedere all’approvazione delle leggi elettorali, al fine di evitare il cambiamento compulsivo delle regole, che rappresenta in sé un fattore di instabilità politica.

Il sistema elettorale vigente, caratterizzato da una formula mista e concepito in un contesto parlamentare che ha subìto una riduzione dei suoi membri pari a quasi il 40% - peraltro in un quadro di forte mobilità di gruppi e soggetti parlamentari - ha messo in evidenza in modo ancora più acuto le insufficienze che già avevano caratterizzato la sua prima applicazione, imponendo, per considerazione diffusa in dottrina e nel dibattito pubblico, una necessità di correzione che non è stato possibile cogliere nel confronto parlamentare della XVIII Legislatura.

Secondo noi e secondo un pensiero diffuso nella pubblica opinione, appare più funzionale un sistema elettorale a base proporzionale, seppur corretto con soglie di sbarramento appropriate o con premio di maggioranza, per incentivare le alleanze tra forze ideologicamente compatibili.

Si tratterebbe, infatti, di esprimere una risposta coerente con quella data dai nostri Costituenti di fronte al nuovo parlamento repubblicano. La scelta del proporzionale avrebbe anche il merito di avviare un minimo di convergenza in un ordinamento elettorale italiano che si presenta con caratteristiche duali: da un lato i Comuni, le Regioni, la rappresentanza italiana al Parlamento Europeo, operano in ambiente prevalentemente proporzionale, mentre, invece, arrivati al livello nazionale il sistema misto vigente continua a contenere più del 36% di regola maggioritaria.

Ma la divaricazione più paradossale che marca la dualità, è rappresentata dalla presenza del voto di preferenza a tutti i livelli elettorali tranne che per la Camera e il Senato. Questa determinazione ad escludere il voto di preferenza dal Parlamento nazionale ha inciso in modo decisivo sulla formazione della rappresentanza, bruciandone le radici territoriali, esaltando il metodo della cooptazione da parte dei capi e ledendo fortemente al principio di autonomia del parlamentare, in contrasto con l’art. 67 della Costituzione. Il vulnus operato nei confronti del popolo sovrano con l’espropriazione del diritto di voto ha rappresentato uno dei motivi del preoccupante abbandono delle urne.

Il nostro appello al Parlamento, pertanto, è per un sistema proporzionale con voto di preferenza plurimo, in una chiave che rispetti i principi costituzionali del voto “uguale”, e valorizzi, insieme alla parità di genere, anche la solidarietà tra i candidati della stessa lista, in una stagione in cui l’effetto maggioritario è già dato dalla riduzione dei parlamentari e dunque pone la necessità di garantire il massimo possibile di pluralismo e di “libera concorrenza” tra le forze in campo.

Pino Pisicchio, professore di Diritto pubblico comparato, Unint, Roma

Ciro Sbailò, professore di Diritto pubblico comparato, Unint, Roma

Raffaele Guido Rodio, professore di Diritto costituzionale, Università Aldo Moro, Bari

Eugenio Mazzarella, professore di Filosofia teoretica, Università Federico II, Napoli

Mario Caligiuri, professore di Pedagogia della comunicazione, Università della Calabria

Giuseppe Lauricella, professore di Diritto pubblico e costituzionale, Università di Palermo

Antonello De Oto, professore di Diritto ecclesiastico, Università di Bologna

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