NO alla DISCRIMINAZIONE nelle SCUOLE!

NO alla DISCRIMINAZIONE nelle SCUOLE!
Perché questa petizione è importante
Siamo un gruppo di insegnanti e dirigenti scolastici di scuole di ogni ordine e grado della provincia di Treviso, accomunati dalla professione, non da specifiche appartenenze politiche, né da etichette di altro tipo.
Nei giorni scorsi, come il resto dei cittadini italiani, siamo stati informati riguardo all’approvazione del Consiglio dei Ministri, dello scorso 2 febbraio, e successiva pubblicazione nella GU del 4 febbraio 2022 del decreto-legge relativo alle “Misure urgenti in materia di certificazioni verdi COVID-19 e per lo svolgimento delle attività nell’ambito del sistema educativo, scolastico e formativo”.
Da insegnanti e da genitori riconosciamo che, in questi due anni, la DAD e la DDI hanno rappresentato un utile palliativo alla non frequenza scolastica, per intere classi o per singoli alunni; siamo, però, consapevoli che esse non potranno mai porsi come un’alternativa davvero valida alla didattica in presenza.
Anche il nostro Presidente del Consiglio Draghi, nella conferenza stampa dello scorso 10 gennaio, ha sottolineato che la DAD è stata necessaria in un periodo di emergenze drammatiche, ma aggiungendo che essa “provoca delle disuguaglianze destinate a restare. Disuguaglianze tra giovani che stanno più tempo in DAD e quelli che stanno meno, tra Nord e Sud. Disuguaglianze che si riflettono poi su tutto il futuro della loro vita lavorativa…”.
Pertanto, abbiamo appreso con indignazione la notizia che il nuovo decreto prevede la distinzione di trattamento scolastico tra alunni vaccinati/guariti e non vaccinati. Questa norma ci sembrava già iniqua quando proposta ed attuata nella scuola secondaria; ci risulta ancora più inaccettabile se applicata alla scuola primaria.
L’art. 3 della Costituzione afferma con forza il principio che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge. Non solo lo afferma, ma si preoccupa dell’effettiva realizzazione di questo valore, imponendo ai governanti e a ciascun cittadino di rimuovere "gli ostacoli che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. C’è un chiaro divieto alla discriminazione, che non è accettabile per nessun motivo (né per sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche e condizioni personali e sociali). Le condizioni di salute e le scelte sanitarie non fanno eccezione.
Trovarsi nella situazione di dover controllare il green pass per poter accogliere o meno nella scuola dell'obbligo un alunno per noi è inaccettabile. Non ce la sentiamo di guardare negli occhi i nostri alunni e dire loro “Tu puoi stare a scuola perché hai un lasciapassare” sapendo di contraddire quanto insegnato con tanta passione e con tanta convinzione: “La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi” (art. 34 Costituzione).
Per queste ragioni non vogliamo che i nostri bambini siano distinti tra vaccinati e non vaccinati, non vogliamo che essi stessi si riconoscano tra loro per una etichetta, che qualcuno tra loro si senta dalla parte del giusto e qualcuno si senta, invece, dalla parte del torto; questo è quello che sta succedendo e che succederà. Questa norma, oltretutto, carica anche gli alunni non vaccinati della scuola primaria di un peso che non è una loro responsabilità, ma una scelta (lecita peraltro) delle loro famiglie.
La scuola è il luogo in cui le diversità sono accettate e valorizzate. Se a scuola riconosciamo le diversità fra alunni, lo facciamo solo nell’ottica della loro crescita individuale e di gruppo, della rimozione degli ostacoli al pieno sviluppo della persona. Costringere una parte della classe alla Didattica a Distanza, anche se questa parte di classe è in buona salute, non rimuove affatto gli ostacoli, li crea e, con essi, crea disuguaglianze.
Per noi insegnanti, il diritto all’istruzione ha il volto di Marco, di Hajar, di Marina, di Andi, di Giacomo… ha il volto di ciascuno dei nostri alunni e delle nostre alunne.
Non vogliamo sapere se sono vaccinati contro il Covid o se non lo sono... così come non abbiamo mai saputo se erano in possesso delle vaccinazioni obbligatorie, né se avevano già avuto le malattie infettive dell'infanzia: a nessun bambino è mai stato chiesto di frequentare la scuola a distanza perché non vaccinato contro epatite B, pneumococco, morbillo…o una delle dieci vaccinazioni già riconosciute dallo Stato come obbligatorie.
Non importa sapere che il limite di cinque alunni positivi rende più remota la possibilità di quella che riteniamo una discriminazione. Non importa che i bambini e i ragazzi vaccinati siano sempre in numero maggiore e che, forse, “nella mia classe questo problema non si porrà”; il problema c’è e la nostra coscienza ci impone di intervenire e dire che contestiamo fermamente il principio di questi provvedimenti.
La scuola è un bene e un diritto per tutti i bambini.