Appello per un nuovo INPGI: più garanzie per i giornalisti lavoratori autonomi

Appello per un nuovo INPGI: più garanzie per i giornalisti lavoratori autonomi
Perché questa petizione è importante
Nel giornalismo non è tutto oro quel che luccica: fare il giornalista lavoratore autonomo è quasi un lusso. E, se lo sei, lo sai bene. Se invece non lo sei… vorremmo spiegarti il perché.
Innanzitutto essere lavoratori autonomi comporta assumersi tutti i rischi e i costi dell’attività. Ma, nel giornalismo, “lavoratore autonomo” nel 90% dei casi significa essere un precario sottopagato. I contratti (quando ci sono) non garantiscono continuità e spesso tutelano solo il committente, lasciando i non dipendenti esposti a rischi, disoccupazione e sottoretribuzioni. E gli autonomi vengono solitamente pagati solo per il prodotto finale, ma non per le ore di lavoro impiegato, né per i costi sostenuti (documentazione, pc, spostamenti, benzina, pasti, etc.).
Secondo i dati 2020 dell’Osservatorio sul giornalismo Agcom, su circa 35mila giornalisti attivi in Italia quasi il 40% è freelance. E quasi la metà (il 44,5% degli autonomi e il 49,7% dei parasubordinati) ha un reddito inferiore ai 5mila euro lordi all’anno. Mentre è tra i 5 e i 20mila (lordi, con spese a carico) per il circa 34% dei casi. Ed è evidente che così non ci si può campare. Inoltre i giornalisti lavoratori autonomi tra i 51 e i 70 anni, mentre nel 2000 erano il 17%, oggi sono ben il 40,1%: cioè gli “autonomi” non sono solo dei giovani a inizio carriera.
Oggi in Italia la maggioranza dei giornalisti autonomi guadagna pochissimo: l’attività è incerta e senza prospettive. È così che il giornalismo indipendente muore: migliaia di giornalisti autonomi si trovano in queste condizioni. E i cittadini che s’informano sulla carta stampata, il web, la radio e la tv, non lo sanno...
I giornalisti dipendenti hanno fin qui avuto un ente previdenziale, l’Inpgi, da anni entrato in crisi per il calo di contribuzioni. Le poche assunzioni, i prepensionamenti e i licenziamenti hanno reso sempre più vuote le redazioni, per cui i collaboratori esterni (sottopagati) ne sono divenuti la struttura portante. Senza più forza economica per restare in piedi, l’Inpgi dei dipendenti verrà assorbito dall’Inps dal 1° luglio 2022.
Invece l’Inpgi2 (la Gestione Separata), dove finiscono i contributi di giornalisti parasubordinati e autonomi, è oggi saldamente in attivo. Ma i freelance, non di rado, fanno fatica a versare anche la quota minima annuale a loro carico: spesso è un macigno, a fronte di compensi iniqui e al ribasso. E chi la versa accumula appena un mese di contributi (cioè, per raggiungere un anno intero di contributi, deve poter lavorare decentemente tutti i mesi… o lavorare per 12 anni!).
L’Inpgi2 non eroga ancora molte pensioni, che sono proporzionate ai contributi versati. Ma se le pensioni degli autonomi saranno minime - come i loro attuali guadagni - a cosa serviranno? Oggi la pensione media di un giornalista non dipendente è pari a meno della metà della pensione sociale Inps...
Siamo preoccupati: il timore è che l’Inpgi2 dei freelance possa infine tracollare come l’Inpgi e che il bilancio possa venire eroso.
Non possiamo permetterlo e quindi lanciamo un appello con alcune semplici richieste, su cui chiediamo il sostegno di tutti (anche dei non giornalisti) e la tua firma.
Chiediamo che la nuova Inpgi, che nascerà dalla trasformazione dell’attuale Inpgi 2, assicuri:
- una gestione oculata, trasparente e partecipata con la base delle scelte strategiche e di bilancio;
- una gestione agile e sobria, puntando sull’efficacia e senza sovradimensionamenti dell’ente;
- un’ampia partecipazione, attraverso gli organi preposti ed ogni altra forma informativa e consultiva possibile, circa le scelte da compiere in futuro.
La nuova Inpgi dovrà erogare servizi e pensioni adeguate ma, se i redditi dei freelance resteranno esigui, sarà lo stesso per contributi e prestazioni erogate.
Pertanto l’Inpgi, nell’ambito delle proprie competenze e sfere d’influenza, si batta con forza su questo tema e pretenda l’attuazione delle leggi sull’equo compenso per tutti i giornalisti lavoratori autonomi.
La democrazia in questo Paese sarà più solida se avrà un’informazione libera e giornalisti autonomi liberati da ricatto economico e precarietà. Senza un equo compenso e una previdenza adeguata non sarà possibile.
Firma e diffondi questa petizione. Grazie.
NOTA – Questo appello è stato steso da un piccolo gruppo di giornalisti precari, in forma anonima per evitare etichettature di parte od autopromozionali. Lo proponiamo alla firma di chiunque lo condivida e l’appello sarà una “proprietà collettiva” di chi lo vorrà sostenere e rilanciare.
Ciò significa che non ci sono dei "primi firmatari" che poi parleranno in rappresentanza di tutti gli altri: la petizione punta a richiamare l’attenzione sui temi elencati, e chiunque può farla propria, rilanciarla e far crescere il dibattito.
E, a questo scopo, confidiamo che ciascuno contribuisca a diffonderla. Grazie
AVVERTENZE IMPORTANTI PER FIRMARE
Abbiamo notato che varie adesioni non vengono registrate dalla piattaforma.
Per aderire vi invitiamo quindi a seguire queste raccomandazioni:
1) Preferibilmente firmate essendovi registrati su Change.org con un vostro account personale (così la procedura tecnica è più rapida e sicura)
2) Se non volete registrarvi con un account personale, potete firmare ugualmente la petizione, compilando i campi “nome”, “cognome” “email”. Ricordate però che poi Change.org vi manderà una mail di verifica, a cui dovrete rispondere confermando di aver firmato, altrimenti la vostra adesione non verrà registrata!
3) In entrambi i casi (1 e 2) dopo aver cliccato e inviato l’adesione, rispondete alle domande di Change.org che appariranno nelle pagine web successive (scrollate bene la videata fino in fondo), per evitare il rischio che l’adesione resti in sospeso!
È tutto più facile di quanto sembra... ma diamoci una mano per non perdere la tua adesione! Grazie
Credits: foto derivata da https://bit.ly/3FUu1tQ su medesima licenza CC