La scorsa settimana centinaia di persone si sono radunate alla Sfattoria degli Ultimi, un rifugio che ospita diversi animali ora a rischio di abbattimento. C’eravamo anche noi e vi abbiamo raccontato come l’allarme di un’emergenza sanitaria stia mettendo a rischio circa 130 mila fra cinghiali e maiali sanissimi.

Si parla di peste suina, ma per gli animalisti questa è solo una scusa. Le creature del rifugio sono state salvate da situazioni critiche, da maltrattamenti o salvati dai mattatoi, abbatterli ora è un colpo al cuore per tutti. I volontari della Sfattoria sostengono con forza che la peste non raggiungerà gli animali del rifugio, che sono appunto sani, isolati e protetti. Inoltre non fanno parte della filiera produttiva, non raggiungeranno mai le nostre tavole. Per gli attivisti si tratta quindi di un atto coercitivo e violento, che non riconosce il diritto alla vita dei suini.

Per questo diverse realtà ambientaliste si sono unite nella lotta e hanno depositato un ricorso al Tar del Lazio nella speranza di trovare, oltre al sostegno dei social, anche quello giudiziario. Purtroppo però la Dea bendata non ha vegliato sulla vicenda, perché il tribunale non ha accolto il ricorso. Per questo in moltissimi si stanno nuovamente radunando alla Sfattoria degli Ultimi, per continuare a manifestare.

Sta infatti anche partendo un azione di mail bombing contro l’ASL 1 di Roma, per chiedere che l’ordinanza di abbattimento venga subito ritirata. Nonostante la giustizia non voglia intervenire, attivisti e volontari non smetteranno di difendere le vite di quelle creature.

Se però gli animali della Sfattoria degli Ultimi non rappresentano un pericolo, perché allora ordinare un tale massacro?