Blocchiamo la costruzione del centro commerciale "Caselle Open Mall" alle porte di Torino

Blocchiamo la costruzione del centro commerciale "Caselle Open Mall" alle porte di Torino
Nella seconda metà del 2019 partirà la costruzione del nuovo centro commerciale Caselle Open Mall alle porte di Torino, adiacente all’aeroporto Sandro Pertini. La struttura, che si estenderà su 300.000 mq di un’area attualmente non edificata, sarà una delle più grandi d’Europa. La sua presenza stravolgerà dal punto di vista ambientale e sociale l’intera provincia di Torino, portando alla chiusura di innumerevoli piccole imprese e alla devastazione di un’area già segnata da un’eccessiva cementificazione.
La creazione di voli low-cost provenienti da tutta Europa e l’implementazione dell’apparato stradale con l’obbiettivo di raggiungere più di 5 milioni di possibili clienti peggioreranno ulteriormente l’inquinamento atmosferico di Torino, già oggi città più inquinata d’Europa. Un’opera tanto immensa quanto inutile, che danneggerà profondamente e irrimediabilmente l’economia e l’ambiente dell’intera provincia.
Tutte le informazioni relative al progetto del Caselle Open Mall e a cosa ci preoccupa sono disponibili sul sito dell'Associazione Tutela Ambientale Ciriacese e Valli di Lanzo nell'apposita sezione: https://www.ata-web.it/caselle-open-mall/
Buongiorno a tutti,
siamo un gruppo di abitanti della provincia di Torino e vogliamo lanciare questa raccolta firme perché siamo preoccupati per il nostro futuro. A preoccuparci è l’ombra di una enorme e terribile infrastruttura che con il passare dei giorni sta diventando sempre più reale: il Caselle Open Mall. Per chi non ne avesse mai sentito parlare, si tratta del nuovo centro commerciale che è in procinto di essere costruito nei pressi dell’aeroporto Sandro Pertini di Torino-Caselle. Da anni ormai si sente parlare di questo immenso centro commerciale, destinato a diventare uno dei più grandi di’Italia. Eppure su giornali, radio e televisione si sono lette e sentite ben poche notizie a riguardo.
Abbiamo chiesto ai mezzi di comunicazione di dare maggiore risalto alla questione già nel 2017, ma le nostre richieste non sono state ascoltate. Ormai il tempo stringe, i lavori inizieranno nella seconda metà del 2019 e non possiamo più aspettare. Siamo noi quelli che vivono quotidianamente sulla loro pelle le scelte dei politici a cui abbiamo affidato il potere, perciò se queste vanno contro ai nostri principi e al nostro benessere ci sentiamo obbligati ad alzarci e a farglielo sapere.
Il nostro interrogativo è: abbiamo veramente bisogno di questa nuova colossale infrastruttura nella nostra zona?
Ormai sempre più spesso si parla dei danni che la società sta arrecando all’ambiente e non serve andar lontano per vederlo con i nostri occhi. La nostra Torino ne è un esempio più che adeguato. Cementificazione sconsiderata, portata dei fiumi sempre più scarsa, aria irrespirabile e dannosa… Abitiamo nella città con i livelli di inquinamento più alti d’Europa e in una delle regioni più cementificate d’Italia. Possiamo ancora permetterci di proseguire come si è fatto negli ultimi anni? A nostro giudizio lo spazio di manovra si è ridotto all’osso e ogni modifica dell’ambiente che ci circonda deve essere accuratamente valutata e pesata, sia dal punto di vista dell’impatto ambientale sia di quello sociale. Non possiamo più permetterci errori. Eppure coloro i quali hanno pensato e approvato il Caselle Open Mall non sembrano preoccuparsi di tutto ciò. Qualcuno di loro si sarà soffermato a valutare la ragionevolezza del consumo di suolo che ne deriverebbe? Evidentemente non abbastanza, perché sul sito del centro commerciale (https://caselleopenmall.com/it/) compaiono dati e numeri a dir poco allarmanti: 300.000 mq di suolo occupato (per intenderci, circa 50 campi da calcio), di cui 114.000 mq di GLA (superficie commerciale utile, dall'inglese gross leasable area). Di questi 83.900 mq “dedicati al retail”, 18.700 mq “dedicati a concept di intrattenimento”, 9.400 mq “dedicati al food” e 2.000 mq dedicati ai servizi. Il tutto con l’aggiunta di ben 8.000 posti auto. A nostro avviso sono dati preoccupanti e rendono bene l’idea del mostro di cemento e acciaio che andrà a sconvolgere per sempre la nostra zona, soprattutto considerando che sorgerà in un’area attualmente non edificata. Ma secondo i promotori del progetto non ci sarebbe molto da preoccuparsi… In fondo, come si legge sempre sul sito del Caselle Open Mall, “l’anima green del progetto si esprime attraverso percorsi pedonali e ciclabili, ampi spazi e tetti verdi, punti di ricarica veicoli elettrici”. A nostro avviso questa frase è ai limiti del ridicolo. Sicuramente i tetti verdi o dei punti di ricarica per veicoli elettrici non saranno sufficienti a compensare l’enorme impatto ecologico di una struttura di tale portata. Non vogliamo addentrarci in campi che non ci competono, ma siamo certi che queste assurde contromisure non compenseranno la cementificazione di centinaia di migliaia di mq di prati e boschi. Senza contare l’energia che sarà quotidianamente divorata per illuminare e climatizzare una tale struttura. C’è da rimanere inorriditi. E non spenderemo parole riguardo ai citati “percorsi pedonali e ciclabili”, un’autentica presa in giro nei confronti di chi si preoccupa per l’ambiente. Per non parlare del fiore all’occhiello della sedicente anima green del progetto: “utilizzo di pietre naturali locali per la pavimentazione e le facciate”. Un vero sollievo per i sostenitori della spesa a km 0…
Bene (cioè male), dal punto di vista del territorio si tratta verosimilmente dell’ennesimo scempio alla natura con cui macchieremo le nostre coscienze e con cui segneremo per sempre la nostra terra già soffocata dal cemento e dall’asfalto. E dal punto di vista dell’inquinamento dell’aria? Questo è il cuore del problema. Addirittura, secondo alcune voci, l’idea degli imprenditori sarebbe quella di organizzare dei voli aerei low-cost per collegare il centro commerciale ai principali aeroporti d’Europa (sebbene per ora non ci sia nulla di ufficialmente scritto sul sito). Il tutto affiancato ovviamente da un netto implemento della rete di trasporti per collegare il Caselle Open Mall con Torino e il resto della zona, questo ben evidenziato nelle pagine del sito del centro. La rete di trasporti tra il capoluogo e il suo aeroporto attualmente presente è abbastanza scarna e mal servita, quindi un investimento per potenziarla sarebbe ben accetto. Tuttavia, gli 8.000 posti auto previsti non depongono a favore dei trasporti pubblici, che effettivamente non sembrano rientrare nel progetto da quello che si può leggere sul sito. Al contrario, vi si può leggere chiaramente che “sarà effettuato un forte investimento per potenziare la SP2, la SP10 e la SP13”. Più strade per più traffico quindi. Senza soffermarci su come potrebbero essere spesi alternativamente i 46 milioni di euro ventilati per questa implementazione della rete di trasporti, vorremmo concentrarci ancora sul tema ambientale: qualcuno ha pensato alla portata dell’inquinamento che ne deriverebbe? Torino è già la città più inquinata d’Europa, siamo veramente disposti a rovinarla ulteriormente? Siamo disposti a sacrificare la nostra salute per garantire ad altri la possibilità di fare shopping comodamente? Un altro dato esposto trionfalmente sul sito del Caselle Open Mall: oltre 5.300.000 persone che potranno raggiungere il centro commerciale con la propria auto entro 90 minuti. Forse gli 8.000 posti auto non basteranno…
Come in tutti i progetti di questo genere c’è sempre un “però” che viene sbandierato a gran voce dai promotori e dagli entusiasti (e dagli investitori): i nuovi posti di lavoro. Sempre sul sito ufficiale, si sostiene che il Caselle Open Mall porterà ben 2.500 posti di lavoro. È innegabile che con 230 negozi e 40 tra bar e ristoranti ci sarà bisogno di nuova forza lavoro, ma a che prezzo? Quando è stato approvato il progetto e questi dati sono stati accolti con entusiasmo, sono state fatte delle stime sull’impatto che avrà tale novità sulle attività già avviate in zona? Quanti negozi saranno costretti a chiudere, quante piccole attività si troveranno improvvisamente a competere con un avversario di un livello totalmente differente? Il loro destino è già scritto, molti piccoli imprenditori saranno costretti a chiudere e, se sono fortunati, troveranno un nuovo lavoro come dipendenti, magari dello stesso Caselle Open Mall. Ancora una volta si assisterà a un aumento delle disuguaglianze, perché i soldi che prima finivano nelle tasche di tanti piccoli imprenditori si trasformeranno in gocce che cadono nel mare di denaro di qualche gigante dell’economia mondiale (anzi, “brand internazionale”, come ci ricorda il sito). Un altro aspetto che sarebbe da affrontare, ma su cui non vogliamo dilungarci, è quello relativo alle conseguenze che dovranno affrontare le amministrazioni dei Comuni limitrofi.
Ma l’economia deve ricominciare a girare e i consumi devono ritornare ad aumentare anno dopo anno. Dobbiamo pur essere disposti a compiere qualche sacrificio se vogliamo veder crescere il nostro Paese! Benissimo, facciamo finta di costruire il nuovo centro commerciale per rilanciare i consumi della zona. Ecco, adesso che abbiamo questo nuovo incredibile centro commerciale a disposizione ci andremo sicuramente tutti i pomeriggi del sabato, vero? E anche molti altri giorni, visto che tutti i negozietti della nostra zona hanno chiuso e siamo obbligati ad andarci per qualsiasi necessità… Ci piacerebbe porre una domanda agli abitanti di queste zone? Quante volte siete andati al centro commerciale di Settimo Torinese, il Torino Outlet Village (a soli 20 minuti di macchina dall’aeroporto), da quando è stato aperto nel marzo 2017? E a quello di Grugliasco, Le Gru (a 30 minuti di macchina dall’aeroporto)? Di questo, tra l’altro, è già stato approvato un progetto di riqualificazione e ampliamento, che interesserà anche le aree limitrofe e il sistema di trasporti urbano. La nostra opinione è che tutti questi centri commerciali non faranno altro che contendersi gli stessi clienti, andando a competere in un mercato ormai saturo.
Le preoccupazioni che abbiamo riportato fino a qui sono condivise anche da associazioni che da sempre si muovono a difesa dell’ambiente, come la Federazione nazionale Pro Natura, che già nel settembre 2016 presentò un ricorso al TAR del Piemonte. Tale ricorso (https://www.ata-web.it/documentazione-e-approfondimenti/ è attualmente ancora in attesa di essere discusso.
Meriterebbe un ultimo approfondimento anche la sorprendente partecipazione a un’opera di questo di tipo della National Geographic Society, che da sempre si è distinta per il suo impegno a difesa dell’ambiente. La nostra delusione e il nostro rammarico sono stati perfettamente sintetizzati nella lettera recentemente inviata dal Forum nazionale Salviamo il Paesaggio alla Society stessa, per cui non possiamo che indirizzarvi ad essa (http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2019/05/national-geographic-possibile-che-una-prestigiosa-rivista-possa-scegliere-di-consumare-il-suolo/).
Non siamo dei romantici e non siamo degli illusi, sappiamo che le persone sono attratte dalle novità e dall’opulenza. Siamo consapevoli che al giorno d’oggi molti preferiscono un capo d’abbigliamento firmato a basso prezzo alla salvaguardia dell’ambiente. Ma bisogna cominciare a pensare con maggiore attenzione al futuro, senza lasciarci ammaliare dalla comodità e dalla ricchezza. Siamo obbligati a pensare a come sarà la nostra zona nei prossimi anni in base alle scelte che compiamo oggi. Dobbiamo farlo per interesse personale, ma ognuno di noi dovrebbe farlo anche per interesse dei propri figli e dei propri nipoti. Dovremmo sforzarci tutti ad essere più lungimiranti, cosa che tendenzialmente il genere umano fa sempre e solo quando è ormai sull’orlo del precipizio. Bene, lo siamo. Proprio ora che si sta per alzare il sipario sull’inizio dei lavori molte persone ci hanno rivelato di avere paura di questo colosso che modificherà per sempre le nostre vite. Molti di noi già lo vedono come l’ennesima ridondanza commerciale, nonché un’ulteriore cicatrice che segnerà irrimediabilmente il volto del nostro territorio.
Hanno provato e proveranno sempre a convincerci con tante belle parole e con tante belle immagini che non possiamo fare a meno di attività commerciali come questa per essere felici: si chiama pubblicità. Ma la realtà è ben diversa da quella che ci mostrano. Non abbiamo più bisogno di altri negozi delle solite marche e non abbiamo più bisogno di nuovi bar e ristoranti delle solite catene. Abbiamo un disperato bisogno di ritrovare il nostro posto nel mondo, di ridare alla natura un po’ di quello che le abbiamo sottratto, di fare per una volta la scelta giusta e non quella economicamente (s)conveniente. Come se non bastasse, a Torino abbiamo veramente bisogno di aria pulita. Di certo ne abbiamo più bisogno che di un altro centro commerciale.
Si stima che saranno investiti circa 130 milioni di euro per il Caselle Open Mall. Siamo sicuri che ci siano modi migliori di spendere tale cifra sul nostro territorio.
Per te che leggi questa raccolta firme, se sei convinto anche tu che ci sia anche un solo modo in cui potrebbero essere spesi meglio hai il diritto (dato dalla legge italiana) e il dovere (dato dalla tua coscienza) di firmare.
Maggiori informazioni relative al progetto del Caselle Open Mall e a cosa ci preoccupa sono disponibili sul sito dell'Associazione Tutela Ambientale Ciriacese e Valli di Lanzo nell'apposita sezione: https://www.ata-web.it/caselle-open-mall/