Subito una misura per tutelare chi pianta boschi in pianura!

Subito una misura per tutelare chi pianta boschi in pianura!

Lanciata
8 agosto 2022
Firme: 54Prossimo obiettivo: 100
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Perché questa petizione è importante

Lanciata da Luigi Pellini

Mi chiamo Luigi Pellini e sono un ex agricoltore.

Circa 22 anni fa ho piantato un bosco di pianura di 4 ettari su un terreno votato a seminativo e irriguo, usufruendo degli aiuti comunitari per la piantumazione e la manutenzione delle piante. Ora il mio bosco già da parecchi anni non percepisce più nessun aiuto comunitario e non ho nessun reddito (mentre tutti gli altri terreni normali usufruiscono di questo tipo di aiuti).

Nonostante questo, sono costretto a pagare i contributi al consorzio di bonifica anche se il bosco non solo non ha bisogno di acqua, ma riesce addirittura ad assorbire grandi quantità, contribuendo alla portata di canali e fiumi. 

Dopo aver presentato il problema via mail al Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei deputati, On. Filippo Gallinella, ho ricevuto una lettera di risposta dalla Segreteria Nazionale ANBI.

Nella risposta si mette nero su bianco che "non vi sono allo stato attuale i presupposti basilari per una eventuale esenzione contributiva per questa tipologia colturale" perchè "resta fissato il presupposto che tutti i proprietari dei terreni che traggono beneficio dall'attività consortile sono comunque tenuti a corrispondere i tributi consortili nella misura stabilita dai vigenti Piani di classifica".

Negli ultimi anni si parla molto, giustamente, di contenere l'avanzata dei cambiamenti climatici. E con la motivazione del contrasto al riscaldamento globale, la politica italiana ed europea elargisce differenti tipi di bonus.

Ma chi più di noi piantumatori di boschi di pianura svolge la funzione di mitigare l'accelerazione del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici? Le foreste, infatti, contengono circa l’80% della biodiversità terrestre, forniscono acqua e aria pulita, e svolgono un ruolo chiave nel rallentare i cambiamenti climatici in atto, essendo dei veri e propri serbatoi di CO2, nonché uno strumento essenziale nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030 e soprattutto di neutralità climatica al 2050. 

Chi pianta alberi e favorisce così il rimboschimento di aree di pianura non coltivate - rimboschimento che, essendo controllato e gestito, e non spontaneo, ha anche dei costi di gestione non indifferenti - deve ricevere una particolare attenzione da parte del mondo politico e istituzionale e avere una qualche forma di formula compensativa. 

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