
RIPORTIAMO "ANGELO" ALLA MADRE

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Riportiamo Angelo, sottratto dai servizi sociali a soli tre anni, alla madre!
Quando la mamma di "Angelo" ci ha chiamate ( nome di fantasia per tutelarne la privacy) ci siamo trovate dinanzi l'ennesimo scempio compiuto in casi di affidamento dei minori.
"Angelo" e' l' ennesimo BAMBINO SOTTRATTO, circa 20 giorni fa, AD UNA MADRE AMOREVOLE !
"ANGELO" HA SOLI TRE ANNI E DA TRE SETTIMANE, PER VOLONTA’ DEI SERVIZI SOCIALI di un Comune laziale, E’ IN UNA STRUTTURA PROTETTA CIRCONDATO SOLO DA ESTRANEI: SPAESATO, TERRORIZZATO, CONFUSO... SOLO !
I responsabili del centro protetto dicono alla mamma che il bimbo sta bene ed e' sereno.
Ma puo' esserlo un bambino che a soli tre anni e' stato prelevato da scuola con l'ausilio delle forze dell'ordine, poco prima che potesse partecipare alla recita scolastica, improvvisamente allontanato dal proprio habitat, portato via dalle premurose braccia materne e collocato in un ambiente totalmente estraneo, che da 20 giorni vede la mamma solo una volta a settimana, per circa un'ora?
Un bambino che peraltro soffre di convulsioni febbrili ed allergie, soggetto dunque potenzialmente a crisi asmatiche?
Sembra che al prelievo forzoso di Angelo fosse presente anche l'assistente sociale che ne aveva disposto qualche ora prima l'allontanamento ex art. 403 c.c.
Nel provvedimento, a quanto pare confermato e attuato in via automatica e senza alcuna reale ed approfondita valutazione critica delle motivazioni indicate a sostegno, e’ stato previsto che il bimbo possa vedere la madre solo in base alla decisione dei Servizi Sociali e cioe’, per ora, una sola volta a settimana, per circa un' ora.
Si tratta di un bambino di soli tre anni che , fino ad alcune settimane fa, giocava ed interagiva in modo sereno, socievole, sorridente, amorevolmente curato dalla mamma: cosi come e’ stato attestato per iscritto dalla pediatra, dalla maestra, dalla Dirigente Scolastica del bimbo, nonche’ da una vicina di casa del piccolo.
“Angelo” dunque senza alcun motivo valido, ossia senza motivi gravi e proporzionati al provvedimento in se’, si e’ trovato improvvisamente deprivato di ogni riferimento affettivo e abitativo, della sua liberta’ di vivere con la madre, com’ egli stesso chiede quando la vede o sente telefonicamente !
Da quanto ci viene raccontato, durante i primi incontri ed i rari colloqui telefonici il bambino ha pianto e cercato la mamma, chiedendole disperato di andarlo a riprendere al piu’ presto.
Da qualche giorno a questa parte tuttavia il bimbo, ripetiamo di soli tre anni, sembrerebbe aver iniziato a mutare atteggiamento: rimarrebbe silenzioso, dinanzi la madre spesso guarderebbe e cercherebbe l’approvazione della persona che ora lo accudisce in casa famiglia, un estraneo, ripetendo ossessivamente “mamma”.
"Angelo" e' dunque un bambino che, in base a quanto ci racconta la madre, sembrerebbe spegnersi man mano che passa il tempo!
Qualunque pediatra, psichiatra infantile o psicologo dell'eta' evolutiva conosce quali sono le gravissime conseguenze psicologico/psichiatriche su un bambino di tre anni, conseguenti ad un trauma come quello che sta vivendo il piccolo "Angelo".
Chi ha disposto il prelievo coatto e oggi impedisce di ripristinare la convivenza tra madre e figlio, conosce queste conseguenze?
Si tratta di persone competenti e consapevoli di cio' che stanno provocando nel piccolo "Angelo" ?
La procedura ex art. 403 c.c. e’ una misura del tutto eccezionale, applicabile dagli assistenti sociali SOLO ED ESCLUSIVAMENTE in casi gravissimi in cui i genitori si dimostrino pericolosi per i loro figli.
Ma e’ il caso di questa madre?
Cosa ha motivato una tale eccezionale e del tutto improvvisa decisione, non preannunciata da nulla ed attuata solo qualche ora dopo quell’unico colloquio intervenuto tra i servizi sociali ed i genitori ? Una decisione che peraltro sembrerebbe non essere stata valutata previamente da psicologi ed esperti.
Dalla lettura del provvedimento, emesso e soprattutto approvato ed attuato in via urgentissima, ci saremmo aspettati una storia di droga materna, di abusi sessuali da parte della mamma sul bambino, di criminalita’ volta allo sfruttamento del minore o comportamenti gravemente omissivi di cura.
NIENTE DI TUTTO CIO' !
Il provvedimento sembra basato su due soli argomenti:
1. L' elevata “conflittualita’” esistente tra i genitori, separati da qualche tempo. Una cd conflittualita’, cosi come viene definita nel provvedimento, che stando a quanto riportato sarebbe caratterizzata da gravi e ripetuti comportamenti minacciosi e svilenti imprecazioni dell’uomo, rivolte alla ex compagna ed anche agli altri operatori, nonche’ da grida di paura e atteggiamenti di difesa da parte della donna, chiaramente reattivi ai comportamenti dell’uomo. Il tutto e' attestato nel provvedimento medesimo ma certamente non sufficiente a giustificarne l’adozione, vivendo i due genitori gia' separati !
2. In secondo luogo, per aver la donna espresso agli assistenti sociali, poche ore prima l’adozione e attuazione di siffatto provvedimento, il desiderio di ritornare a vivere a Roma al fine di poter ricominciare a lavorare e di poter sostenersi autonomamente: : citta' dove la famiglia gia’ viveva fino a qualche tempo fa (oggi madre e figlio vivono in altro Comune del Lazio)
Ma quello che gli assistenti sociali hanno immediatamente e pregiudizialmente interpretato come un tentativo di allontanamento, in verita' avrebbe costituito un riavvicinamento, visto che il padre del bimbo lavora e vive a Roma, in una abitazione di sua proprieta' !!! Circostanze minimamente considerate dagli assistienti sociali e neppure dai magistrati intervenuti a confermare il provvedimento.
Le motivazioni addotte non solo appaiono generiche e inadeguate, ma soprattutto gravemente incongruenti con il dettato codiciale stesso, con i fatti raccontati nel provvedimento e con la gravita’ del provvedimento in se’ !
Intanto pero’ un bambino si sta spegnendo in una casa famiglia e abbiamo la riprova che nei casi di affidamento dei minori sempre piu’ spesso si rischi di perdere il lume della ragione e dell’umanita’, entrando nella follia.
Maison Antigone
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