Quando il web diventa una trappola

Quando il web diventa una trappola

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Quando arriverà a50 firme, questa petizione avrà più possibilità di essere inserita tra le petizioni consigliate!
Dayanny Pecchi ha lanciato questa petizione e l'ha diretta a Salviamo i nostri figli

 

Salviamo i nostri figli

 

Voglio parlarvi di un problema che ormai sta invadendo le nostre vite in modo così silenzioso ma “quasi naturale” che fa paura. Ci siamo dimenticati di proteggere i nostri figli e quando dico nostri lo dico perché i bambini sono figli della terra, sono il nostro lascito e proprio per questo dobbiamo fermarci e capire che cosa è cambiato nel tempo e le enormi conseguenze che tutto ciò ha portato e continuerà ad apportare al nostro modo di vivere. 

Parlo con il cuore in mano e chiedo l’aiuto di tutti voi e  anche  a chi, come me, figli non ne ha ma spero che questo problema possa essere risolto con la collaborazione di ognuno di noi. L’era social ci ha fatti allontanare sempre di più, ha fatto mutare le nostre menti, cambiandone i principi educativi ed i valori importanti trasmessi per generazioni, certezze importanti nelle nostre famiglie,  non facendoci più capire ciò che è reale e ciò che è solo virtuale. Dietro ad un telefono possiamo essere chi vogliamo, il problema arriva quando il “personaggio” si impossessa di noi, diventa un ossessione. È difficile per noi grandi darci dei limiti ma siamo grandi e in grado di chiedere aiuto ma quando si parla di bambini qui le cose cambiano.

 Una ricerca condotta dall’Osservatorio scientifico della no-profit Movimento Etico Digitale Secondo i numeri della ricerca, il 79% dei ragazzi tra gli 11 e i 18 anni trascorre più di 4 ore al giorno sui social. Hanno tentato invano (il 52%) di ridurre il tempo on line e sono abbastanza consapevoli (il 33%) di fare un utilizzo eccessivo dello smartphone. E guai ad interferire: un ragazzo su due dichiara che gli capita di scattare, rispondere male o alzare la voce se disturbato (il sole 24ORE). Secondo l’ultima indagine condotta da EuKids Online in Italia il 23% dei bambini tra i 9-11 anni e il 63% dei preadolescenti tra i 12-14 anni visitano un Social Network su base quotidiana. La percentuale sale naturalmente al 79% per i ragazzi tra i 15-16 anni (fonte www.miur.gov.it EU Kids Online Italy report Gennaio 2018 25 01). La Nazione nel 2015 esce con questo articolo “Il fenomeno è in aumento. Adolescenti, isolamento, chiusura in se stessi, uso compulsivo di internet. Vere dipendenze da social network ma anche da pc, tablet e smartphone[…]«Questi ragazzi finiscono per uscire solo per la scuola, poi da casa si relazionano con gli amici solo tramite social e chat. La soluzione non è buttare via il cellulare, ma ricominciare a integrarlo con la vita reale» col tempo non è stato fatto niente per risolvere il problema e oggi dopo 6 anni le cose sono drasticamente peggiorate. Oggi gli articoli che leggiamo sono ben peggiori. Troppi ragazzi si sono tolti la vita o per seguire un gioco o perché là fuori si sentono impotenti. I dati raccolti all’Ospedale Bambino Gesù di Roma tra il 2011 e il 2018 segnalano un aumento di 20 volte del numero delle consulenze effettuate in urgenza da specialisti neuropsichiatri dell’infanzia e dell’adolescenza (NPIA) per ideazione suicidaria, tentativo di suicidio e comportamenti autolesivi nei giovani di età compresa tra i 10 e i 18 anni. Le misure restrittive durante la pandemia COVID, di grande impatto su giovani e giovanissimi, hanno portato a un ulteriore aumento delle richieste di aiuto per l’autolesionismo e il comportamento suicidario. Al Bambino Gesù il numero delle consulenze specialistiche per ideazione suicidaria e tentativo di suicidio è quasi raddoppiato. Più nel dettaglio, nel mese di aprile 2020 il 61% delle consulenze neuropsichiatriche ha riguardato fenomeni di ideazione suicidaria e tentativi di suicidio (rispetto al 36% dell’aprile 2019). A gennaio 2021, durante la seconda ondata pandemica, il 63% delle consulenze è stato effettuato per ideazione suicidaria e tentativo di suicidio (rispetto al 39% del gennaio 2020), con un conseguente aumento delle ospedalizzazioni per le stesse problematiche che sono passate dal 17% nel gennaio 2020 al 45% del totale nel gennaio 2021. I comportamenti autolesivi (soprattutto lesioni da taglio) sono stati rilevati nel 52% dei ricoveri di gennaio 2021, in aumento rispetto al 29% dell’anno precedente (http://www.quotidianosanita.it È importate continuare a parlarne per quanto sia un argomento terribile da affrontare ma il problema c’è e va affrontato. Vi starete chiedendo che cosa c’entrano i social con queste statistiche. Molte piattaforme social network non tutelano la privacy dei minori e per quanto gli algoritmi siano così avanzati da intercettare video, frasi, foto ecc. che incitano la violenza, allo stesso tempo adolescenti e adulti si sono fatti più furbi per raggirare il sistema. Ricordiamo il fenomeno skullbreaker challenge dove veniva fatto una specie di sgambetto, dove la vittima cade all’indietro battendo la schiena e anche la testa, fenomeno molto diffuso tra i giovani. BlackOut challeng, consiste nel soffocamento auto-indotto con cinture o corde. Planking Challenge che consiste nello sdraiarsi in posti sempre più inconsueti: il centro di un incrocio stradale, la ringhiera di una scala, il cornicione di un palazzo alto, qualsiasi posto non adatto a sdraiarsi senza rischiare di cadere e farsi male. Benadryl Challenge consiste  nell’uso eccessivo e al sovradosaggio del medicinale antistaminico difenidramina, che agisce come un delirante ad alte dosi. Sono dati che si trovano nel web e queste sono una delle tante sfide che ci sono state negli anni e continuano ancora oggi. 

Guardate con i vostri occhi, andate a cercare. Ci sono ragazzi che simulano il suicidio, insegnano come autolesionarsi. Un adolescente che soffre si immedesima in certe realtà ed è molto pericoloso. Dobbiamo rivoluzionare le scuole e educare seriamente i ragazzi all’uso inappropriato e immaturo dei social. Dobbiamo restituire gli strumenti adatti per dare loro l’opportunità di tornare a vivere sereni.  Stiamo negando loro la voglia di scoprire perché ogni cosa è a portata di mano, si stanno dimenticando come interagire con gli altri. I pericoli sono reali, i social sono stati studiati per creare dipendenza. Crescendo questo causerà loro problemi di integrazione. Sono abituati a confrontarsi e a giudicarsi in base a ciò che un social definisce “bello”. Si sentono insicuri. Dobbiamo ascoltare questo loro grido di aiuto. La pandemia ha portato via tanto e ha enfatizzato un problema che c’è da anni ormai. Stiamo lasciando ai nostri giovani un mondo nelle loro mani ma tenendoli all’oscuro di tutto. 

I ragazzi vanno tutelati per questo chiedo che venga fatta una legge che ponga dei limiti di età  più restrittivi,  che dia istruzioni d’uso e  tempi di utilizzo dei social, in modo da ridare ai ragazzi la libertà mentale e sociale che meritano.

A oggi la situazione è questa:

In base al regolamento europeo generale sulla protezione dei dati personali Ue n. 2016/679 GDPR (General Data Protection Regulation) – relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento e alla libera circolazione dei dati personali stabilisce che l’età minima per non essere considerati dei minori per quanto riguarda il consenso per la privacy è 16 anni col consenso dei genitori può scendere a 13. In Italia il consenso viene dato a 14 anni. In particolare, il decreto legislativo recita: “In attuazione dell’articolo 8, paragrafo 1, del Regolamento, il minore che ha compiuto i 14 anni può esprimere il consenso al trattamento dei propri dati personali in relazione all’offerta diretta di servizi della società di informazione. Con riguardo a tali servizi – continua il decreto – il trattamento dei dati personali del minore d’età inferiore a 14 anni è lecito a condizione che sia prestato da chi esercita la responsabilità genitoriale”.Questo significa, e per rispondere alla domanda «chi dà il consenso per la privacy dei minorenni?», che se tuo figlio ha dai 14 anni in su e vuole accettare un’offerta per abbonarsi ad un sito, per scaricare un’app o per ricevere un servizio, può autonomamente acconsentire al trattamento dei suoi dati personali. Si ricorda infatti come il consenso dei genitori di un minore di almeno 14 anni non sia necessario nemmeno nell’ambito della prevenzione o della consulenza che viene fornita direttamente ai ragazzi, ad esempio, in materia di cyberbullismo o di sostegno all’infanzia, il consenso del 14enne, anche in questi casi, viene ritenuto valido dalla normativa. 

Chiedo che venga modificata questa legge e che vengano imposte delle sanzioni più severe per coloro che non solo danno incustodito un dispositivo a minori ma lo danno quando sono ancora troppo piccoli e quindi andrebbe imposto un limite più alto di età. Si al telefono no ai social, finché i minori non abbiano raggiunto la maturità per gestirlo. Sarebbe auspicabile che già nelle scuole dell’obbligo venissero introdotte delle ore obbligatorie di educazione all’utilizzo dei dispositivi elettronici e dei social network perché è solo rendendo i ragazzi responsabili e consapevoli che potremmo dare loro la possibilità di scegliere ciò che è giusto.

Non voglio giudicare nessuno. Siamo tutti succubi di questo sistema ma imponendo delle regole torneremo a guardarci senza pregiudizi. Ne abbiamo tutti bisogno.

 

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