Un anno fa Roberto Saviano ha annunciato la querela di Giorgia Meloni nei suoi confronti. Ad una settimana alla prima udienza dobbiamo costatare con amarezza che lo scrittore è rimasto solo. Ancora una volta. A parte il supporto di Michela Murgia , l’unica ad esporsi con coraggio contro questa censura mascherata, il mondo intellettuale è chiuso nel silenzio, come se fosse normale e condivisibile che si possa finire in tribunale per una parola sopra le righe. Come se fosse pratica accettata indossare paraocchi e museruola per non vedere e non dare nell’occhio. 
È davvero questo il futuro che ci attende? Beh, noi non l’abbiamo dimenticato e non staremo a guardare mentre zittiscono tutti, per accorgerci solo alla fine che non vi è rimasto più nessuno che alza la voce per noi, con noi.
In confronto al rumore che potrebbero fare i colleghi di Roberto, forse il nostro grido è solo un bisbiglio, ma unendo le nostre voci riusciremo a farci sentire anche noi. È il nostro diritto di espressione che viene intaccato? Vogliamo davvero vivere in un mondo in cui esprimere l’opinione è reato?