"Dimezzamento degli stipendi e introduzione del vincolo di mandato per i parlamentari"

"Dimezzamento degli stipendi e introduzione del vincolo di mandato per i parlamentari"
Allora. Ci sono 3 modi. Ve li prospetto in ordine di difficoltà ma anche di efficacia. Maggiore è la difficoltà, più facile è l'azione di risolvere la questione.
In Italia è così. Sono leggi fatte in modo che il popolo non sia sovrano.
Abbiamo 3 possibilità per farci sentire: referendum abrogativo, legge di iniziativa popolare e petizione popolare. Provo a sintetizzarvele.
1. Referendum abrogativo.
L’articolo 75 della Costituzione riserva l’iniziativa referendaria ai cittadini (500.000 elettori), le cui sottoscrizioni devono essere raccolte su appositi moduli ed essere autenticate da un pubblico ufficiale. Possono firmare tutti i cittadini italiani che siano elettori.
La sottoscrizione può essere fatta anche fuori dal proprio Comune di residenza o alle Regioni (5 Consigli regionali), questi possono proporre all’elettorato "l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge".
Il quorum indica il numero minimo di elettori che devono partecipare alla votazione perché il referendum sia valido e perciò idoneo ad abrogare la disposizione oggetto del quesito: esso è fissato nella maggioranza degli aventi diritto al voto. L’articolo 75 stabilisce inoltre che deve essere raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.
Non tutte le leggi possono essere oggetto di abrogazione tramite referendum: alcune materie sono sottratte dal secondo comma dello stesso art. 75 della Costituzione dall’azione dell’istituto. In più non è possibile abrogare mediante referendum disposizioni costituzionali, gerarchicamente sovraordinate alla legge ordinaria. La Corte Costituzionale, che deve pronunciarsi sulla legittimità costituzionale del referendum, ha esteso l’elenco ritenendo inammissibili referendum che non abbiano oggetto unitario o il cui esito positivo paralizzerebbe l’attività di un organo costituzionale, determinando un vuoto legislativo.
2. Legge di iniziativa popolare.
La legge di iniziativa popolare è un istituto legislativo relativo all’iniziativa legislativa, mediante il quale i cittadini possono presentare o al Parlamento o a un ente amministrativo locale (come la Regione), un progetto di legge, che sarà discusso e votato.
L’iniziativa popolare è un istituto di democrazia partecipativa, in quanto la sola volontà del corpo elettorale non produce di per sé effetti sull’ordinamento, infatti vi deve essere anche la volontà del titolare della funzione legislativa (il Parlamento a livello nazionale e il Consiglio Regionale a livello regionale) affinché il testo diventi legge.
Il numero di firme necessarie alla presentazione di una legge di iniziativa popolare varia a seconda dell’istituzione acceduta: per le leggi a carattere nazionale, da presentare in Parlamento, è necessario raccogliere almeno 50.000 firme e presentare la proposta alla Corte di Cassazione. Anche tali firme devono essere raccolte su moduli appositi e devono essere autenticate da un pubblico ufficiale con le medesime modalità previste per le proposte di Referendum abrogativo.
3. Petizione popolare.
Una petizione è una richiesta ad un’autorità - generalmente governativa - o a un ente pubblico. Nel linguaggio colloquiale, una petizione è un documento sottoscritto da più individui e indirizzato a un ente pubblico o privato.
Per una petizione non è necessaria l’autentica di firma con la registrazione degli estremi di un documento d’identità, per questo le raccolte di firme su Internet hanno lo stesso valore legale anche quando non utilizzano meccanismi di autenticazione dell’utente come la firma digitale. Per la petizione non esiste un numero minimo di firme da raccogliere o la necessità di convalida delle firme.
Il Parlamento Europeo prevede che un qualsiasi cittadino può presentare una petizione, individualmente o in associazione con altri.
L’ordinamento legislativo italiano conferisce ai cittadini il diritto di ricorrere allo strumento della petizione popolare all’art. 50 della Costituzione. Il diritto di petizione è inoltre considerato diritto fondamentale dell’Unione Europea e, come tale, inserito nell’apposita Carta dal Parlamento Europeo all’art. 44.
Per le petizioni alla commissione europea la raccolta delle firme si può effettuare sia cartacea sia online, ed è necessario inserire almeno nome, cognome e comune di residenza. Non esiste certificazione autentica, le firme servono a dimostrare il consenso dei cittadini sulla richiesta.
Quindi, essendo in rete, io controbatterei intanto con la terza opzione (change. org): "Raccolta firme per il dimezzamento (o di 2/3) dello stipendio dei parlamentari, fine dell'immunità, soglia di sbarramento all'8% (variabile) e vincolo di mandato". Insomma per riformare buona parte della legge elettorale, che lor signori non faranno mai.
Oppure un'altra per il salario minimo obbligatorio (non sotto i 1.200-1.400 euro).
E poi, in base ai risultati, partirei con i livelli successivi, ovvero con le firme raccolte su appositi moduli e autenticate da un pubblico ufficiale.
Ma servono i numeri. Se con Durigon si è arrivati a 160.000, non vedo perché almeno a 50.000 non si possa arrivare (che è il punto 2). Poi se si superano i 500.000 e allora si incomincerebbe a far "ballare la samba" a qualcuno.
Pertanto io mi organizzo in questo senso (prima con la petizione) e se qualcuno vorrà darmi una mano, mi scriva in privato che se ne discute.
Visto che non si può manifestare (e ai fini legislativi non servirebbe a niente) e c'è semestre bianco, bisogna attivarsi con tutte le armi democratiche del caso. E ci sono ancora due anni alle urne.
A presto. Io più che proporre una "legittima controffensiva", non so che fare. Bisogna agire.