I bambini e i ragazzi non sono scomparsi. Hanno bisogno anche loro di scuola e socialità.
I bambini e i ragazzi non sono scomparsi. Hanno bisogno anche loro di scuola e socialità.
In questa situazione di emergenza sanitaria è stato detto più volte che nessuno sarà lasciato indietro, che nessuno sarà dimenticato. Non vorremmo però che ad essere dimenticati e calpestati fossero però proprio i diritti dei bambini. La Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza all’art. 27 sancisce il diritto di ogni fanciullo a un livello di vita sufficiente per consentire il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale. L’art. 28 sancisce il diritto all’educazione e impegna gli Stati nel garantire questo diritto, rimuovendone gli ostacoli al pieno godimento.
Questi diritti con la ratifica italiana della Convenzione nel 1991 sono legge dello Stato italiano e riteniamo che dovrebbero orientare le decisioni e le politiche legate al mondo dell’infanzia e della scuola anche durante la gravissima emergenza sanitaria che stiamo vivendo.
La didattica a distanza, pur preziosa e utile, non può essere sostitutiva della vita scolastica. Il rischio è che si creino muri insormontabili e barriere non facilmente superabili. Uno schermo non potrà mai sostituirsi all’insegnante, i genitori non possono essere esperti di didattica. Un ringraziamento va al corpo docente, tutto, che in questo momento così difficile, si è reso disponibile, seppur con mezzi e strumenti limitati, a ripensare la propria professione, garantendo a tutti i bambini e a tutte le bambine il diritto all’istruzione.
La Scuola, inoltre, non è né un parcheggio per i genitori, né il luogo dove imparare nozioni, è il luogo dove stare insieme, dove imparare a stare con l'altro, dove il tuo compagno/a di banco diventa tuo fratello o tua sorella, e quella classe, quella piccola comunità una seconda famiglia.
E' questo il valore della scuola, non imparare a lavarsi le mani, le tabelline o le date degli avvenimenti storici, la scuola in ogni grado deve essere confronto con l'altro, solidarietà, collaborazione e cooperazione, insomma la scuola ci prepara alla vita, e di certo non può essere questa “a distanza”.
Non tutti hanno le competenze, come è giusto che sia, non tutti hanno gli strumenti. E’ per una parità di diritti che ci battiamo, in primis. I bambini sono tutti uguali indipendente dalla capacità intellettiva, economica, dal paese di nascita o di provenienza.
Ma vi sono anche altri diritti.
Tra questi il diritto al lavoro. I genitori non devono essere costretti a scegliere tra famiglia e lavoro, i genitori devono essere messi in condizione di gestire i tempi e gli spazi come meglio credono. Quali sono le proposte formulate dal Governo? Quelle pervenute ad oggi non sono sufficienti, non bastano più.
Solamente rispettando i diritti sopracitati si arriva al pieno soddisfacimento del diritto più importante: quello alla felicità, dei genitori, dei figli e dei nonni. Di una società intera, quindi.
La nostra battaglia si basa proprio su questo sulla costruzione di idee, proposte e soluzioni da presentare ai vari ministeri, al fine di poter affrontare la fase 2 nei migliori dei modi, nel rispetto delle regole, ma soprattutto senza lasciare indietro nessuno. Si può veramente parlare di fase 2 con le scuole chiuse e con i bambini consegnati ai nonni e comunque reclusi in casa? Il diritto alla socialità dell’infanzia come può essere tutelato pur in una situazione eccezionale come quella che stiamo attraversando?