NUOVI GRAVI TAGLI ALLA SCUOLA PUBBLICA ITALIANA: ADESSO BASTA!

NUOVI GRAVI TAGLI ALLA SCUOLA PUBBLICA ITALIANA: ADESSO BASTA!

1.754 hanno firmato. Arriviamo a 2.500.
Lanciata

Perché questa petizione è importante

Lanciata da Cristina Pardini

Di recente l'attuale Governo ha deciso di abbassare la spesa per la scuola pubblica dal 4% al 3,5% del PIL. Si tratta di circa 7,5 miliardi di euro in meno in 3 anni. 
Questo dato non può non suscitare sconcerto in tutte e tutti coloro che lavorano nel mondo della scuola.

Già da anni, infatti, sperimentiamo la difficoltà quotidiana di far fronte a una continua, progressiva decurtazione di risorse. Basti ricordare che la sola riforma Gelmini, che ha portato a un taglio di circa dieci miliardi di euro, si è concretizzata in riduzioni dell'organico tra i docenti e gli ATA (si tratta complessivamente di 130.000 assunzioni in meno), diminuzione del tempo scuola (considerando solo istituti tecnici e professionali, si segnala una riduzione di un terzo delle ore di lezione), cancellazione di cattedre, precariato strutturale e conseguente mancanza di continuità didattica per molte studentesse e studenti, accorpamenti di istituti che riuniscono sotto un'unica gestione centinaia di unità tra il personale e migliaia di studenti, classi pollaio, carenza di materiali e macchinari nei laboratori.

Quest'ultimo taglio annunciato giunge, tra l'altro, dopo la gravissima pandemia che ha ulteriormente messo in evidenza lo stato di sofferenza in cui versa la scuola pubblica italiana, ma anche il suo ruolo assolutamente fondamentale a diversi livelli, da quello cognitivo a quello delle relazioni sociali.

Noi lavoratrici e lavoratori della scuola, tornati finalmente in classe dopo quasi due anni di didattica a distanza, abbiamo toccato con mano l'entità dei danni subiti da studentesse e studenti in questo periodo di privazione, segnalati non solo da noi, ma dai giovani stessi, dalle loro famiglie, dagli esperti in campo psicologico. Allora ci si sarebbe aspettato che al comparto scuola si restituisse almeno una parte dei finanziamenti sottratti negli ultimi anni, invece ecco quello sbalorditivo 0,5% in meno.

La giustificazione addotta per questa nuova riduzione di spesa è il calo demografico atteso per il futuro, ma nel contesto attuale questa motivazione appare davvero pretestuosa. Mentre si stabiliva tale diminuzione di finanziamenti, infatti, in Parlamento si approvava un Ordine del giorno che "impegna il Governo ad avviare l’incremento delle spese per la Difesa verso il traguardo del 2 per cento del Pil" e, "nell’immediato, ad incrementare alla prima occasione utile il Fondo per le esigenze di difesa nazionale". E, ancora, la Commissione Finanze del Senato ha giudicato lecita l’esenzione dall’IVA e dalle accise per chi vende armi a Paesi dell'Unione Europea. Si tratta di un provvedimento che si traduce in una rilevante perdita di gettito per le casse pubbliche (oltre che in un forte benefit per le industrie militari e di difesa). Risulta evidente, dunque, che si sottrae da una parte per aggiungere dall'altra.

Ma la logica che ispira queste decisioni risulta contraddittoria rispetto al sistema di valori sancito dalla nostra Costituzione, che afferma all'art. 11 il ripudio della guerra, se non come strumento di difesa, mentre all'art. 3 attribuisce alla Repubblica l'onere di "rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese". In ultima analisi si deve constatare che si sacrifica la spesa pubblica volta a tutelari i diritti sociali dichiarati fondamentali nella Costituzione italiana per perseguire scopi che non sono affatto compresi nell'idea di democrazia espressa nei nostri valori fondativi.

Davanti a questa realtà, noi che operiamo nella scuola richiamiamo i decisori politici affinché invertano la direzione dei loro interventi e agiscano invece nell'interesse del bene comune. Pensiamo che la scuola possa e debba promuovere quella coscienza critica che permette di diventare cittadine e cittadini capaci di esercitare la sovranità perseguendo ideali di democrazia e solidarietà. Rivendichiamo il diritto di avere gli strumenti per poter lavorare in questa direzione e il diritto delle studentesse e degli studenti di ricevere gli strumenti per costruire una vita buona per sé e per gli altri. Dichiariamo la nostra assoluta opposizione a questo nuovo intervento che danneggia gravemente la scuola pubblica italiana e chiediamo che le istituzioni locali e nazionali, i partiti, i sindacati si esprimano senza ambiguità contro questo ulteriore scempio.

1.754 hanno firmato. Arriviamo a 2.500.