BASTA ESCLUSIONE DEL TERZO SETTORE DAI BENI CONFISCATI
BASTA ESCLUSIONE DEL TERZO SETTORE DAI BENI CONFISCATI
Il 23 novembre u.s. è stato pubblicato l’Avviso Pubblico dell’Agenzia per la coesione territoriale volto alla valorizzazione economica e sociale dei beni confiscati alle mafie e che rientra tra gli interventi descritti nel PNRR. Fin dalla premessa del bando vengono ribadite la particolarità del tema, l'opportunità di individuare una modalità di finanziamento di quegli interventi che per dimensione, valore simbolico, sostenibilità e prospettive di sviluppo richiedano una concertazione tra soggetti istituzionalmente competenti…ma è quando si arriva al paragrafo relativo ai Soggetti proponenti che ci si accorge che tra i soggetti considerati ‘istituzionalmente competenti’ non rientrano gli Enti del Terzo Settore.
“Il Soggetto proponente deve dimostrare e garantire il possesso delle capacità operative ed amministrative in termini di competenze, risorse e qualifiche professionali idonee a garantire la realizzazione del progetto” e noi crediamo che questa descrizione ci rispecchi appieno. Sono anni che invochiamo a gran voce l’importanza del coordinamento a più livelli di processi sociali all’interno della comunità, Noi che la Comunità la viviamo, la accompagniamo, siamo attenti e abili lettori dei problemi quotidiani e siamo in grado di fornire risposte in tempi brevi, individualizzate, concrete, con risorse altamente specializzate che operano tra i bisogni espressi e inespressi del territorio.
L’opportunità di attuare gli investimenti sfruttando le linee guida sul rapporto tra PA ed ETS, Decreto 72 del 31 marzo 2021 e la possibilità di inaugurare uno dei primi avvii di risorse attraverso il PNRR sono sfumati dopo la lettura di 30 pagine di Avviso Pubblico in cui, neanche una volta, si menziona in maniera rilevante ‘il sociale territoriale’, ma si riportano, invece, in maniera dettagliata principi e valori relativamente alla destinazione d’uso di questi immobili rispetto alla quale avremmo potuto, e possiamo dare, un apporto alla co-costruzione di progetti ben fatti, garantendone efficacia ed efficienza.
Se è vero che la Missione 5 del PNRR - Inclusione e Coesione, cui il bando attinge,sottolinea anche un aspetto positivo della sinergia fin qui auspicata – “consente di operare una lettura più penetrante dei disagi e dei bisogni al fine di venire incontro alle nuove marginalità e offrire servizi più innovativi, in un reciproco scambio di competenze ed esperienze che arricchiranno sia la PA sia il Terzo Settore"- allora è stato davvero dimenticato un pezzo, giungendo a pensare di definire questa mancanza, secondo la fiducia che ci contraddistingue, come un imbarazzante refuso di scrittura.
Ciò di cui parliamo, difatti, non è un apporto sostitutivo, ma integrativo e in alcuni casi necessario a prevedere servizi, come recita il bando, a titolo esemplificativo di:
- creazione di strutture, residenze sociali/sanitarie, centri diurni, coabitazione sociale a sostegno dell'alloggio/inclusione sociale delle persone che vivono in condizioni di esclusione; - riqualificazione di spazi pubblici volta a migliorare i servizi sociali per i cittadini; - creazione di spazi di incontro socioculturale per i giovani gestiti da associazioni di volontariato…
A maggior ragione, la questione si fa ancora più specifica, se si guarda alla premialità (peso 40% e 10%) prevista per la valorizzazione dei beni con finalità di Centro Antiviolenza, Case Rifugio, nidi e micronidi 0-36, servizi per i quali il Terzo Settore vanta una cospicua esperienza avendoli progettati, co-progettati, saputi riformare negli intenti e realizzare con un apporto di visione vero e operativo, oltre che
Non è comprensibile o pensabile che il coinvolgimento delle organizzazioni del territorio nel processo di valorizzazione del bene confiscato proposto sia presente con un peso del 20% in griglia di valutazione senza delinearne modi e tempi o che esso sia rimesso alla pubblicazione di una FAQ ufficiale del 29 novembre in cui si ribadisce che l’Avviso è rivolto solo agli Enti locali e in cui si spiega che le progettualità inerenti la successiva fase di gestione del bene confiscato, dopo l’esecuzione dell’intervento finanziato dal bando, possono coinvolgere gli enti del terzo settore, quali principali attori delle attività previste dal bando stesso.
Altresì, grazie alla nostra esperienza sul campo, avremmo fatto notare con fermezza e cognizione di causa che un bando che eroga fino a 2,5 milioni di euro ad iniziativa SOLO ED ESCLUSIVAMENTE per l’abbattimento, ricostruzione, ampliamento, completamento, ristrutturazione, riqualificazione e/o rifunzionalizzazione del bene,forti di una visione d’insieme che ci appartiene in qualità del ruolo di attori protagonisti nell’animazione della Comunità Territoriale, a priori NON è SOSTENIBILE ed è destinato a far fallire quelli che sono gli intenti di gestione futura del bene.
L’interlocuzione unica e unilaterale deputata alla PA non ha permesso di valutare con obiettività che la scelta di impiegare le risorse solo per opere infrastrutturali non è coerente con la richiesta di valutare positivamente i progetti che si dimostrino sostenibili nel tempo. Avviare un’azione virtuosa e un’economia di sviluppo territoriale diventa impossibile se non vi sono stanziate voci di spesa per farlo, anche in termini di start-up e avvio di sistema. Tanti sono stati gli esempi di beni confiscati affidati, ristrutturati e rivalutati e poi abbandonati per mancanza di fondi per gli oneri di manutenzione ordinaria, straordinaria, per la vivibilità e gestione quotidiana nella fase successiva al termine dei lavori (obblighi questi previsti da avviso pubblico). Anche la richiesta di reimpiegare per finalità sociali gli eventuali proventi derivanti dalla gestione diretta o indiretta del bene finanziato nell'ambito del presente Avviso e/o da qualunque utilizzo economico e/o commerciale dello stesso, presuppone uno sforzo di costruzione di visione che non può essere calato dall’alto, ma concertato con tutte le forze territoriali competenti.
A fronte di tutti questi “inciampi strutturali” che riteniamo escludenti per il non profit, non più giustificabili, né tanto meno attuabili, scriviamo BASTA ESCLUSIONE DEL TERZO SETTORE da avvisi pubblici e momenti di confronto ad alto valore sociale; BASTA RICORSO ALLE COMPETENZE DEL TERZO SETTORE A BASSO COSTO E SOLO IN UN SECONDO MOMENTO, agendo cosi da meri esecutori della pubblica amministrazione, senza poter intervenire sui punti ritenuti deboli della misura e senza poter mettere a sistema quella che è una cospicua esperienza nella gestione e valorizzazione dei beni confiscati al Sud, ma dovendone prendere in carico l’esecuzione, senza la corretta interlocuzione a monte.
CHIEDIAMO L’IMMEDIATA CORREZIONE E RIPUBBLICAZIONE DEL BANDO al fine di prevedere un percorso di co-progettazione fin dall’inizio, nei requisiti dei Soggetti proponenti, nei requisiti di valutazione della misura e nella destinazione di utilizzo delle risorse disponibili, anche per una sostenibilità futura.
Il presente appello è per ribadire la vocazione alla cura dell’interesse generale, ALLA PARI, DEL PUBBLICO E DEL PRIVATO SOCIALE, dando prova, ormai necessaria, di un passaggio culturale che tarda a diventare realtà. Altresì, il PNRR, così tanto atteso e invocato, deve andare nella giusta direzione fin da subito, senza sviste e cambi di rotta.
Firma anche tu quest’appello!
Giovanpaolo Gaudino Fts Campania
Giuseppe Di Natale Fts Sicilia
Davide Giova Fts Puglia
Luciano Squillaci Fts Calabria
Simmaco Perillo Nco
Antonio Capece Villa Fernandes