La maternità non è una colpa ma una libera scelta

La maternità non è una colpa ma una libera scelta
All’attenzione della Magnifica Rettrice Alessandra Petrucci e del Senato Accademico tutto
Siamo studentesse, dottorande, ricercatrici, personale tecnico-amministrativo, professoresse e solidali.
Scriviamo quanto segue per denunciare il profondo livello di discriminazione che, ancora oggi, siamo costrette a constatare sia presente all’interno della nostra università.
Ci rammarichiamo di quanto nel mondo accademico, baluardo di innovazione e cambiamento, si mostri tuttora profondamente radicato quel discrimine sulla linea del genere che storicamente vede noi donne escluse da possibilità culturali e lavorative solo in quanto donne.
Il sistema accademico dovrebbe supportare e premiare le capacità di ogni singolo individuo, valorizzandone le differenze e il portato soggettivo specie in quei dipartimenti nei quali è palpabile la centralità e il valore che il corpo docenti e l’ateneo tutto danno al significato di concetti come cura. Concetto essenziale affinché il nostro percorso universitario prima e lavorativo poi non sia mera riproduzione di gesti e procedure ma creazione di rapporti umani e professionali di valore e pienezza. Ebbene come è possibile che proprio in una delle facoltà che più incentra la formazione di studentesse e studenti sul concetto di cura come è quella di Infermieristica, non vi sia alcuna cura nei confronti delle studentesse stesse che la frequentano e, allo stesso tempo, affrontano la maternità? Sì, perché all’oggi essere iscritta a infermieristica a Firenze e portare avanti una gravidanza vuol dire perdere all’incirca un anno e mezzo, se non di più, su un percorso di studi di 3 anni complessivi. Le studentesse vengono punite con il blocco del tirocinio dall’inizio della gravidanza al conseguimento del settimo mese di vita del neonato. Questo di fatto blocca la possibilità di frequentare lezioni o dare esami nel semestre o nell’anno successivo.
Non stiamo parlando di un congelamento della didattica ma di una vera e propria espulsione dal mondo accademico che comporta alla studentessa in questione di ritrovarsi matematicamente fuori corso e, là dove è presente, l’automatica perdita della borsa di studio.
Non possiamo continuare a tollerare in silenzio le pressioni che subiamo dal mondo accademico-professionale, che vorrebbe costringerci a scegliere fra diritto allo studio e diritto alla maternità e siamo sconcertate di fronte all’evidenza che, presso il dipartimento di infermieristica, veniamo addirittura punite per il solo fatto di essere donne. Analoghe imposizioni non si riversano sui nostri colleghi maschi quando scelgono la paternità e non vediamo quindi come mai dovremmo continuare a subirle noi.
Non stiamo chiedendo semplificazioni, comprendiamo a pieno la centralità delle ore di tirocinio in una facoltà altamente professionalizzante come quella di infermieristica ma chiediamo soluzioni concrete e immediate affinché la maternità non comporti un’espulsione totale dal mondo accademico. Basterebbero poche accortezze: permettere il completamento del monte ore a partire dal terzo mese di vita del neonato, permettere di seguire le lezioni e di dare esami prima che il tirocinio sia completato, togliere l’obbligo di frequenza alle lezioni dall’ottavo mese di gravidanza al terzo mese di vita del bambino.
Sappiamo che molte direttive di questo livello vengono dal Ministero ed è per questo che chiediamo agli organi di UniFi di prendersi in carico le nostre richieste e portarle là dove da sole non potremmo arrivare; chiediamo anche che si applichi immediatamente con deroga speciale quanto richiesto sopra e che siano prese in considerazioni soluzioni alternative che tutelino le studentesse dal punto di vista economico e di borsa di studio. Chiediamo anche che queste forme di risoluzione emergenziali si trasformino quanto prima in regolamento standard.
La maternità non è una colpa ma una libera scelta che riguarda solo la donna che la intraprende. Non è possibile continuare a punire le studentesse di infermieristica per questo.