#IncludeRAI: la tv pubblica sia corretta e inclusiva sugli studi di genere!

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845 hanno firmato. Arriviamo a 1.000.
Lanciata

Perché questa petizione è importante

Lanciata da Fabrizio Quattrini

Durante l’edizione del TG1 del 30 novembre, il giornalista Alessandro Barbano ha detto che la cosiddetta cultura del gender: “promette una eguaglianza al prezzo di una neutralità che esclude il maschile e il femminile.” Una vera e propria fake news nel preserale della tv pubblica davanti a milioni di telespettatori! Cerchiamo di fare chiarezza:


Gli studi scientifici di genere denominati Gender Studies, e non “teoria del gender” come in certi ambienti si usa chiamarli, sono una serie di analisi scientifico-sociologiche e sessuologiche che si occupano, fondamentalmente, di esplorare lo spettro della sessualità e del genere nell’essere umano. Partono dal presupposto che sesso biologico (quello con il quale si viene al mondo, il classico “maschietto o femminuccia”) e identità di genere siano delle componenti distinte tra di loro e facenti parte di una area/dimensione dell’essere umano più articolata: l’Identità Sessuale. Cosa significa questo? Significa, per esempio, che se un individuo nasce biologicamente maschio, potrebbe, dentro di sé, sviluppare un’identità di genere femminile, e quindi il suo sesso e il suo genere non combaciano. Ma questo spettro è molto più ampio e variegato e, di certo, non si può ridurre al semplice “eliminare le differenze [..] per approdare ad una neutralità dove si perde ogni identità”. 


Veniamo, invece, alla “teoria del gender”. Utilizzata come spauracchio dalle destre estreme e dalla frangia del fondamentalismo religioso, secondo queste persone sarebbe una sorta di complotto della comunità LGBTQI+ volto a eliminare dalla faccia della terra tutte le caratteristiche di uomo e donna, attraverso un indottrinamento dei bambini. Proprio partendo da questo, hanno creato un nemico ad hoc per spaventare chi è meno informato, andando a diffondere fake news sull’argomento ogni qual volta si presentasse un progetto educativo di questo tipo (vedasi la recente bocciatura della legge Zan, o i molti progetti di Educazione all’Affettività e alla Sessualità bocciati negli istituti scolastici al grido di “No gender nelle scuole!”).


Possiamo tranquillizzarli: nessuno vuole cancellare “maschile” e “femminile”. Nessuno vuole turbare la psiche umana e soprattutto quella dei bambini in età evolutiva. Nessuno vuole creare una dittatura in cui non sia più possibile definirsi eterosessuale, maschio o femmina. Ciò che, invece, si vuole creare, è una società più inclusiva, che non tenga conto solamente del binarismo uomo/donna, ma accolga al suo interno tutte le persone, anche chi non si sente appartenere al classico dualismo di genere. Per fare questo c’è bisogno di informare, non di disinformare e, in quest’ottica, il servizio pubblico (pagato anche dai contribuenti LGBTQI+) dovrebbe proporre esperti in materia e non giornalisti di parte.


Per questo chiediamo al Consiglio di Amministrazione della RAI, alla Commissione di Vigilanza e al Sindacato dei Giornalisti RAI che:


- Durante i dibattiti o le interviste aventi ad oggetto gli studi di genere a parlare siano persone che abbiano compiuto ricerche in questo ambito disciplinare, così da poter parlare di questo argomento con piena cognizione di causa;


- Che sia sempre assicurato un contraddittorio equo e corretto per cui, qualora partecipino figure avverse ai “Gender Studies” (come il giornalista Barbano), sia prevista la presenza di studiosi in materia capaci di argomentare scientificamente.

È tempo di creare una società più inclusiva per tuttə. È tempo di finirla con gli spauracchi e la disinformazione.

Firma questa petizione, aiutaci a diffondere conoscenza, non fake news!

845 hanno firmato. Arriviamo a 1.000.