Usiamo 13 milioni di fondi europei per la mobilità a Napoli, non per un inutile restyling!

Usiamo 13 milioni di fondi europei per la mobilità a Napoli, non per un inutile restyling!
Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri, prof. Giuseppe Conte,
Egregio Ministro per i Beni e le Attività Culturali, prof. Alberto Bonisoli,
Il Comune di Napoli ha approvato un progetto di “riqualificazione” di Via Partenope, un tratto del monumentale lungomare che va da Mergellina al Molosiglio, elemento essenziale di un quadro paesistico che ha reso Napoli celebre nel mondo.
In una città dove i servizi pubblici – dai trasporti all’assistenza ad anziani e disabili – sono ormai quasi inesistenti, dove la rete stradale è in pessime condizioni, e i lavori iniziati non vedono mai fine, come in via Marina, dove un ascensore tra Pizzofalcone e Santa Lucia è in costruzione da oltre dieci anni, è incredibile che la Giunta decida di usare circa 13 milioni di euro di soldi pubblici, destinati alla mobilità, allo stravolgimento di un tratto significativo della linea di costa, la cui continuità da largo Sermoneta al porto vecchio dev’essere garantita anche per l’obbligo, ancora disatteso – che perviene al Comune di Napoli dall’art. 8 del Piano Territoriale Paesistico di Posillipo – di “predisporre un piano esecutivo per tutta la fascia costiera che preveda l’eliminazione delle compromissioni esistenti”.
È noto che i fondi PON METRO, che verrebbero impiegati, servono per migliorare le strategie di sviluppo urbano sostenibile ed andrebbero pertanto utilizzati, con priorità assoluta, per l’acquisto di nuovi autobus (che a Napoli sono passati da 900 a 250, con disagi insostenibili soprattutto per le fasce più disagiate) o di treni per la metropolitana. Gli stessi fondi andrebbero utilizzati per riaprire, ad esempio, la Crypta Neapolitana, antica galleria che, collegando Mergellina con Fuorigrotta, è l’unica via percorribile, senza dover respirare smog, da pedoni e ciclisti (oltre ad essere in sé una grande attrazione turistico-archeologica, con il mausoleo virgiliano e il cenotafio di Leopardi), per salvare dal gravissimo degrado la Villa Comunale di Napoli o per rimuovere i cosiddetti baffi della scogliera di via Caracciolo (autorizzati dalla Sovrintendenza nel 2012, con obbligo di rimozione “entro 12 mesi”) che deturpano ancora il paesaggio, per i quali il Comune nessuna azione esercita sul Provveditorato regionale alle Opere pubbliche perché provveda alla loro rimozione, la cui spesa era pure coperta dai fondi destinati alla manifestazione velistica del 2012. Incurante pure del fatto che, in un non lontano passato, un Sindaco p.t. fu condannato dal Pretore di Napoli con sentenza definitiva per il reato ex artt. 40, 2°comma, e 734 c.p. per il degrado della Villa Comunale.
Così come il Comune pure disattende all’obbligo che gli perviene dallo stesso Piano regolatore che, in centro storico, in relazione a “le strade, le piazze, i larghi urbani...” limita le trasformazioni fisiche ammissibili soltanto a quelle “in favore del ripristino di assetti originari alterati” (art. 123) escludendo pertanto ogni libera reinterpretazione del loro disegno. Il Comune disattende anche la norma del Piano regolatore per la quale “ogni intervento relativo alla linea costiera è assoggettato all’approvazione di uno strumento urbanistico esecutivo” e “nelle more dell’approvazione sono consentiti interventi finalizzati alla manutenzione e al restauro” (art. 44).
Il progetto prevede poi il restringimento della carreggiata di via Partenope dagli attuali 17 a soli 6 metri, senza tener conto del fatto che la strada si trova tra due zone a rischio vulcanico – vesuviana e flegrea – per cui, pur nell’attuale restrizione al traffico, non può essere ridotta, costituendo
essenziale via di fuga in caso di emergenza. Inoltre, l’ampliamento del marciapiede interno (da 5 a 12 metri) è funzionale alla sua occupazione da parte degli esercizi commerciali che lo utilizzeranno: un caso di facilitazione di un interesse privato limitato ai gestori dei ristoranti ed allo scopo di fare cassa con la relativa occupazione di suolo, in evidente contrasto con lo spirito che guida l'impiego dei fondi PON METRO, da destinarsi ad opere di largo interesse collettivo senza intenti speculativi né privati né pubblici.
Alcuni dei titolari dei suddetti esercizi commerciali sono persino intervenuti sulla stampa in difesa del progetto, giustificandolo come “volano per l’economia”, affermazione insostenibile in quanto ben altri interventi potrebbero rappresentare un tale volano, in primis la restituzione alla città del Molo San Vincenzo.
Inoltre il progetto costituisce un intervento su scala urbanistico-ambientale che stravolge uno degli aspetti identitari di Napoli, l’immagine urbana e paesistica per cui è celebre nel mondo. Via Partenope ha gli stessi caratteri stilistici di via Caracciolo, della quale è unitaria continuazione, ed è inimmaginabile che possa assumere forme e colori diversi, cambiandone la pavimentazione e la dimensione dei marciapiedi. Se si attuasse tale sciagurato progetto, il fronte litoraneo della città perderebbe il suo respiro spaziale ed il suo valore di percorso continuo, così come si coglie nella straordinaria passeggiata da Mergellina al Porto storico.
Pertanto facciamo appello al Governo perché impedisca, in osservanza del vincolo paesistico del 27/5/58, una scelta in palese contrasto con l'interesse pubblico e con l'immagine storica della città.
Assise della città di Napoli e del Mezzogiorno d’Italia, Comitato Centro Storico Unesco di Napoli, Italia Nostra – sezione “Antonio Iannello” di Napoli, FAI Campania, Cittadinanza Attiva in Difesa di Napoli, Insieme per Napoli, Comitato Portosalvo, Napolipuntoacapo, Comitato Civico Posillipo, Progetto Napoli, Volontari per l’Italia, Centro di Iniziativa Meridionale, Città di Camelot, Marta Herling, Biagio De Giovanni, Paolo Macry, Raffaele Aragona, Francesco Bruno, Ernesto Mazzetti, Pietro Soldi, Giuseppe Comella.