FINANZIAMO LE IMPRESE, NON LA GUERRA

FINANZIAMO LE IMPRESE, NON LA GUERRA
Perché questa petizione è importante
APPELLO A TUTTI GLI IMPRENDITORI A SOTTOSCRIVERE UNA PETIZIONE A SOSTEGNO DELLE IMPRESE E DELLE PERSONE CHE NE FANNO PARTE.
Siamo un gruppo di Imprenditori di Fidenza e Salsomaggiore e abbiamo paura, tanta paura e sentiamo il bisogno di dirlo.
Paura per noi, per i nostri figli, paura per l'umanità tutta ed infine paura anche per il nostro lavoro.
L'attacco della Russia ai danni dell'Ucraina ci ha colti impreparati ma soprattutto indeboliti dopo due anni di pandemia. La pandemia ha creato enormi difficoltà alle famiglie e a tutte le aziende, le chiusure forzate, le estenuanti regole che abbiamo dovuto rispettare e che dobbiamo ancora seguire, ci hanno portato in molti casi sull'orlo del baratro. Ma da bravi imprenditori italiani, appena è apparsa la possibilità di riprendere le nostre attività a regime, ci siamo impegnati con tutte le nostre energie. Infatti abbiamo stupito tutti per lo straordinario recupero economico emerso a fine anno 2021. Poi improvvisamente, la mancanza di materie prime, gli aumenti delle stesse con cifre impressionanti ed infine la guerra.
Sentiamo attorno a noi un silenzio assordante, tutti ad evocare il mantra della pace ma non ci pare si faccia molto per cercarla davvero.
Stiamo assistendo impotenti a una tragedia immane che vede responsabile la Russia di Putin, ma è anche la Caporetto della diplomazia Europea, incapace di affrontare una situazione di crisi in essere da svariati anni. Fornire armi e finanziare la guerra può essere utile alla pace?
Noi pensiamo di no; e non possiamo condividere questa linea del nostro governo e dell'Europa tutta. Una cosa sono le doverose sanzioni a fronte di una barbara invasione di un paese, altra cosa è volerlo annientare economicamente, fomentando così un' ulteriore spinta nazionalista a favore del potere di Putin. Ma forse questo non lo si può dire.
Non vorremmo che i primi a soffrire di queste sanzioni fossimo proprio noi. Noi cittadini con le nostre famiglie, noi imprenditori con la perdita dei clienti, i costi delle materie impazziti, la difficoltà nel reperirle e un'inflazione che rappresenterà un gravissimo problema, soprattutto per le classi più deboli. Siamo un paese centrato sulla trasformazione e sulla manifattura, che non ha materie prime e risorse energetiche. Non è difficile comprendere che rischiamo una crisi sistemica di proporzioni devastanti. Ma i nostri governanti hanno calcolato le conseguenze delle loro decisioni? Noi imprenditori siamo molto preoccupati delle prospettive future; se queste misure non prevedono un piano di protezione delle aziende, il rischio fallimento è molto vicino.
Parliamo di energia: ora l'obiettivo da raggiungere è di staccarci dalla dipendenza dal gas russo, come se fossimo stati noi a decidere di comperare il gas proprio dalla Russia. Come se ne avessimo la colpa. Ma noi non abbiamo mai deciso niente.
Intanto le società energetiche nazionali, gestite anche dallo stato italiano, hanno cominciato a distribuire dividendi molto importanti, frutto di questo periodo. Facciamoci sentire perché si rischia il fallimento. Non solo delle aziende ma dell'Italia. L'Italia rischia di affondare nel debito, che è enorme, ma che ora aumenterà ancora di più. Ci mancava anche l'aumento delle spese militari. Sono tutti debiti, debiti che dovremo restituire e sicuramente si riverseranno sui nostri figli. Ma forse non possiamo dirlo?
Altro punto: ma noi cittadini non contiamo proprio niente? Non veniamo mai consultati.
E noi imprenditori che sosteniamo l'intera l'economia italiana? Che sentiamo il dovere di migliorare le nostre aziende? Che sentiamo il dovere di agire bene per poter pagare gli stipendi ai nostri dipendenti? Che ci sentiamo in dovere e ci prendiamo in carico il futuro del nostro paese?
Noi adesso abbiamo paura di essere Nessuno.
Non c'è sensazione più umiliante di sentirsi “Nessuno”, è la strada verso la schiavitù. Stanno decidendo di andare in guerra, di sacrificare una nazione, la nostra, edificata dai nostri padri, senza neanche chiedercelo.
Perciò chiediamo di sottoscrivere questa petizione da portare all'attenzione di tutte le Istituzioni regionali e nazionali. Uniamo le nostre voci di artigiani, commercianti, professionisti, imprenditori.