I cinema e i teatri sono luoghi di cultura attualmente soggetti all'ingiusta chiusura prevista dalle vecchie limitazioni della zona arancione. Queste misure, elaborate dal Governo nell'autunno del 2020, quando ancora non era stata avviata alcuna campagna vaccinale, appaiono, alla luce del ritorno in sala e nei teatri in sicurezza dietro esibizione del Green Pass, decisamente superate nonchè fortemente inique per tali settori. Le sale cinematografiche e i teatri infatti, dopo un anno e mezzo di chiusure forzate, continuano a scontare sulla propria pelle questa assurda discriminazione (rispetto a chiese e centri commerciali non soggetti al medesimo trattamento) derivante dalla loro classificazione di "luoghi chiusi". I primi comuni dichiarati arancioni secondo le ordinanze regionali vengono già assoggettati all'applicazione cieca delle vecchie restrizioni e così potrebbe accadere per realtà cittadine più grandi e per le stesse regioni. Tutto ciò è devastante per quei settori culturali (e loro esercenti e dipendenti) che con fatica in questi mesi hanno ripreso ad operare, cercando di riappropriarsi degli spazi loro sottratti dallo streaming e soprattutto di riconquistare la fiducia degli spettatori. Cinema e teatri vanno pertanto dichiarati, esattamente come le librerie e i luoghi di culto, "luoghi di erogazione di servizi essenziali" e non dovranno essere più soggetti a chiusure indiscriminate dipendenti dai parametri delle colorazioni regionali. Essi infatti, oltre ad aver assicurato sempre una fruizione sicura degli spettacoli al chiuso, garantiscono attualmente attraverso l'attività  ludico-culturale erogata, il mantenimento di quel benessere intellettuale più che mai indispensabile per una popolazione ancora piagata dalle paure e dallo stress mentale della pandemia.