Ritorno alla normalità dell'Ospedale G​.​B. Grassi nel X Municipio di Roma.

Ritorno alla normalità dell'Ospedale G​.​B. Grassi nel X Municipio di Roma.

Lanciata
26 febbraio 2020
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Firme: 321Prossimo obiettivo: 500
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Perché questa petizione è importante

Lanciata da Biagio Caputi

l'ASL RM3 ha ridotto il numero dei posti letto, si lamenta la mancanza di nomine di primari in alcuni reparti, sono stati chiusi alcuni reparti ed, attualmente, è stato sospeso il "servizio di telemedicina", annunciata dall'amministrazione come una magnifica istituzione. L'Ospedale G.B. Grassi deve far fronte ad una utenza di circa 500/600 mila utenti. Oltretutto è ancora in corso la "manovra" di ridimensionare l'attività del Laboratorio Analisi dell'Ospedale, a cui afferiscono ben 13 Centri Prelievi, oltre a soddisfare le esigenze interne dell'Ospedale, fra Pronto Soccorso e Degenti. L'attività del Laboratorio Analisi rappresenta un'eccellenza e soddisfa ampiamente le esigenze di analisi (circa 2milioni800mila all'anno), conribuendo alle "casse" dell'ASL RM3 circa 2milioni di euro all'anno, al netto delle spese per personale e strutture tecniche. Con il trasferimento all'Ospedale S. Eugenio, progetto definito "iniquo", appartenente all'ASL RM 3 i benefici economici saranno tolti dall'ASL RM3 ed andranno a finire nelle casse dell'ASL RM2. La struttura ed il personale in essere nell'Ospedale Grassi ha da anni raggiunto un ottimo livello e l'accuratezza e la compentenza acquisita non potrà essere garantita in quanto l'Ospedale S. Eugenio ha una struttura differente dall'Ospedale Grassi e gravato da ben altri compiti specifici. L'Ospedale Grassi sta per diventare un "grande Pronto Soccorso", a danno dei residenti, al di fuori del G.R.A. e, quindi, a differenza degli altri residenti nei diversi Municipi, unico riferimento ospedaliero e di soccorso, proprio perchè all'interno del G.R.A., invece, gli utenti hanno più alternative, in quanto hanno a disposizione enti pubblici e strutture private. I residenti di riferimento si augurano di non essere "abbandonati" dalla Sanità della Regione Lazio.

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