Decision Maker

Enrico Giovannini

  • Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti

Does Enrico Giovannini have the power to decide or influence something you want to change? Start a petition to this decision maker.Start a petition
Victory
Petitioning Giuseppe Conte, Sergio Costa, Paola De Micheli, Stefano Patuanelli

Salviamo gli oranghi del Borneo - Via l’olio di palma dal gasolio

Fare benzina è un’azione che rientra nella nostra routine quotidiana. Ma ci siamo mai chiesti cosa contiene il carburante che inseriamo nelle nostre auto?  In realtà davvero pochi di noi sono al corrente che in Italia nel 95% del gasolio c’è un po’  di olio di palma, l’olio vegetale notoriamente responsabile della deforestazione delle foreste equatoriali e della riduzione di biodiversità.  Le prime vittime sono gli oranghi, a rischio d’estinzione, che vivono nelle foreste del Borneo, tra Malesia e Indonesia. Intere famiglie di oranghi vengono distrutte e i legami tra le mamme e i cuccioli di orango, che sono tra i più forti al mondo, vengono spezzati dall’inarrestabile crescita della domanda di olio di palma che porta alla distruzione del loro habitat.  E’ stato calcolato che ogni giorno muoiono in media 25 orango, questi animali non hanno più di che nutrirsi e quando si avvicinano ai frutti delle palme, vengono uccisi.  Tutto ciò si può fermare subito, con un articolo di legge che abbiamo chiesto al Governo (vedi lettera completa). In pochi infatti sanno che a finanziare la deforestazione siamo noi, inconsapevolmente, ad ogni pieno di gasolio o benzina. Perché la legge italiana riconosce questi olii alimentari come biocarburanti rinnovabili. E li sussidia. Così senza saperlo, per legge paghiamo per distruggere le foreste del Borneo, sterminare la fauna (anche popolazioni di primati incredibili come gli oranghi) e distruggere le comunità indigene che popolano le foreste. Ecco perché la legge va cambiata.  A Giugno l'Europa ha dichiarato insostenibile l’olio di palma per i carburanti. L’Italia deve adeguarsi subito ma può fare di più e includere l’olio di soia, causa di deforestazione drammatica in America Latina. Altri paesi europei hanno già deciso. Ferma i sussidi alle piantagioni che distruggono le foreste.  Firma per richiedere al governo Italiano per abolirli ora, già con la legge finanziaria. Firma prima che sia troppo tardi!

Legambiente
68,534 supporters
Petitioning PAOLA DE MICHELI - MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

#BASTA TIRRENIA - STOP CONVENZIONE CHE REGALA 73 MILIONI CON BIGLIETTI ALLE STELLE

SI CHIEDE LA REVOCA IMMEDIATA DELLA CONVENZIONE TRA LO STATO E LA COMPAGNIA NAVIGAZIONE TIRRENIA PER LE SEGUENTI RAGIONI: la Tirrenia applica costi dei biglietti da e per la Sardegna che hanno raggiunto livelli scandalosi che rendono l'isola sempre più inaccessibile a residenti, turisti, operatori economici; un nucleo familiare, due adulti e due bambini, nella tratta Genova - Olbia, andata e ritorno sono costretti a pagare oltre 1000 euro; le navi della Tirrenia sono vetuste, hanno oltre 40 anni alcune impegnate nelle rotte da e per la Sardegna; sono numerosi i black out che si sono verificati a bordo delle navi in piena navigazione costituendo un vero e proprio pericolo per il trasporto di passeggeri e non solo; la Tirrenia riceve indebitamente contributi dello Stato per 73 milioni di euro senza alcuna verifica del servizio e senza alcuna giustificazione, considerato che tale contributo non svolge alcuna funzione calmieratrice del mercato, semmai l'esatto contrario; il gruppo Tirrenia-Moby guadagna a piene mani con biglietti alle stelle sulle rotte da e per la Sardegna, non solo incassa 73 milioni di euro all’anno, ma a tutto questo si aggiunge che il gruppo Onorato non sta pagando nemmeno allo Stato le rate d’acquisto di Tirrenia; la Moby, proprietaria di Tirrenia, non sta pagando nemmeno le rate dell’acquisto della compagnia statale di navigazione come emerge dalla relazione divulgata dalla più grande agenzia di rating Moody's che ha declassato pesantemente Moby e le sue collegate; il governo precedente ha  consentito ad Onorato di non pagare le rate d’acquisto della Tirrenia con il differimento del pagamento di 180 milioni di euro ancora in sospeso per l’acquisto di Tirrenia; il pagamento è stato differito e suddiviso in tre rate: 55 milioni di euro nell'aprile 2016, 60 milioni di euro nell'aprile 2019 e 65 milioni di euro dovuto nell'aprile del 2021. Onorato non ha pagato nemmeno la prima rata di 55 milioni di euro prevista per aprile 2016; il gruppo Onorato continua a guadagnare a piene mani con le navi che gestisce praticamente gratis visto che non ha nemmeno pagato allo Stato quanto dovuto per l’acquisto di Tirrenia; l'Autorità per la concorrenza ha stabilito a marzo che Moby aveva abusato della sua posizione dominante nel trasporto di merci su tre rotte tra l'Italia continentale e la Sardegna, e successivamente ha imposto una multa di 29 milioni di euro; nella decisione dell'Antitrust emergono comportamenti che contrastano totalmente con l'interesse pubblico e violano i principi elementari della concorrenza. Con questa petizione SI INVITA: il Ministro delle infrastrutture e Trasporti, alla luce di quanto detto, A REVOCARE con somma urgenza la convenzione con Tirrenia e ad avviare immediate procedure per impedire l'illegittimo esercizio del monopolio del gruppo Tirrenia - Moby nelle rotte da e per la Sardegna con l'illegittimo utilizzo di denaro pubblico; il Governo A REVOCARE la convenzione in base all’art.15 e connessi; il Governo A PREDISPORRE con somma urgenza sulle rotte da e per la Sardegna una vera e propria continuità territoriale al servizio dello sviluppo economico e sociale dell'isola che cancelli monopoli e discriminazioni.

Mauro Pili
63,760 supporters
Petitioning Roberto Gualtieri, Giuseppe Conte, Sergio Costa, Elena Bonetti, Paola De Micheli

IVA al 4% anche per le auto elettriche destinate al trasporto delle persone disabili

Siamo i genitori di un ragazzo disabile di 25 anni e ci consideriamo persone attente all’ambiente. Abbiamo deciso di fare un passo importante verso un futuro più pulito considerando l’acquisto di una autovettura nuova completamente elettrica beneficiando anche delle agevolazioni fiscali riservate alle persone con disabilità. Con stupore abbiamo però appreso dai concessionari visitati che ciò sarebbe stato possibile solo in parte in quanto: “È applicabile l'Iva al 4%, anziché al 22%, sull'acquisto di autovetture nuove o usate, aventi cilindrata fino a: 2.000 centimetri cubici, se con motore a benzina 2.800 centimetri cubici, se con motore diesel.” “Per l'acquisto dei mezzi di locomozione il disabile ha diritto a una detrazione dall'Irpef. Per mezzi di locomozione si intendono le autovetture, senza limiti di cilindrata, e gli altri veicoli sopra elencati, usati o nuovi. La detrazione è pari al 19% del costo sostenuto e va calcolata su una spesa massima di 18.075,99 euro.” Fonte: guida alle agevolazioni fiscali per disabili dell’Agenzia delle Entrate gennaio 2017) L’Agenzia delle Entrate tratta in modo diverso l’agevolazione Iva e la detrazione fiscale per i veicoli elettrici, (forse perché la legislazione risale a tempi in cui l’elettrico non era contemplato) rendendo possibile la detrazione al 19% ma non l’aliquota IVA al 4%.  Si tratta di un paradosso che potrebbe orientare molte persone intenzionate a passare alla mobilità elettrica per il trasporto dei disabili a scegliere invece ancora auto diesel o benzina, essendo queste autovetture attualmente meno costose, a parità di modello e di allestimenti, di un veicolo elettrico e risultando quindi il costo finale molto più allettante anche e in quanto maggiormente agevolate dalla normativa vigente. Noi chiediamo quindi che la normativa venga prontamente aggiornata e corretta e che l’agevolazione IVA al 4% spetti anche per l'acquisto di autovetture elettriche, nel rispetto dell’ambiente e delle scelte delle persone. 

MARIAROSA DIAMANTI
44,590 supporters
Petitioning Giuseppe Conte, Luigi Di Maio, Sergio Mattarella, Unione Europea, Roberto Gualtieri, Paola De Micheli, Vincenzo Amendola

APPELLO INTERNAZIONALE PER POTER TORNARE IN ITALIA - BLOCCATI/E NEL MONDO - #SOS ITALIA

Bloccati. Bloccate. Questo siamo, sparsi nel mondo, ormai da quasi due mesi. Senza la possibilità di poter rientrare nelle nostre case, con la paura che ci attanaglia giorno dopo giorno e vivendo di insicurezze quotidiane. Siamo viaggiatori e viaggiatrici, madri e padri, lavoratori e lavoratrici, studentesse e studenti, gente partita per fare del volontariato, persone con cani di supporto emotivo a seguito.Ci siamo ritrovati, incolpevoli, bloccati in Paesi che non sono i nostri di residenza, lontani migliaia di kilometri dai nostri affetti. Da settimane proviamo a richiedere dei voli sicuri e protetti per poter far rientro in Italia. Settimane e settimane di mail, chiamate giornaliere e timori. Le nostre preoccupazioni sembrano non avere mai fine. Le ambasciate organizzano voli di rado, e spesso questi voli costano fortune, migliaia di euro. Quando ci sono. Perchè in tanti Paesi, questi voli, nemmeno vengono organizzati. Ci dicono che stanno facendo del loro meglio,ma a noi pare di essere dimenticati, abbandonati al nostro destino, fatto spesso di precarietà e difficoltà. Non è facile vivere da settimane chiusi in ostelli o hotel di fortuna, o in qualche appartamento affittato all'ultimo o ospiti di amici, amiche, conoscenti. Pagando spesso di tasca nostra il tutto, senza che le nostre Ambasciate ci forniscano supporto. L'Italia non sta usufruendo dei fondi europei del meccanismo di protezione civile EUCPM, che coprirebbero fino al 75 % dei costi di un volo. Sappiamo dei fondi dell'UE, appositamente stanziati per i voli di rimpatrio dei cittadini europei tramite il meccanismo di protezione civile europea (EUCPM). Questi fondi coprono fino al 75% i costi dei voli di rimpatrio, permettendo cosí che i costi dei biglietti rimangano accessibili e non gravino ulteriormente sulle tasche (già svuotate dai voli cancellati e mai rimborsati) dei cittadini europei. Fino al 24/4 sono stati organizzati ben 235 voli utilizzando i fondi EUCPM, dalla maggior parte degli Stati membri. Dall'Italia, invece, ne è stato organizzato solo 1 (a Febbraio da Tokyo per 37 persone). Quando interrogati in merito, Ambasciate e Farnesina tergiversano o danno spiegazioni fittizie, che vengono poi smentite dalla stessa UE (vedi articolo del 30/04/2020 de La Repubblica) Non riusciamo a capire come mai in molti Paesi non vengano organizzati voli dalla Farnesina. Non riusciamo a capire perchè bisogna sempre appoggiarsi a voli organizzati da altri Paesi. Non riusciamo a capire perchè questi voli costano così tanto. Ci rispondono che i voli hanno un costo elevato, per organizzarli. O che siamo troppo pochi per essere rimpatriati. E quindi? Quanto valgono le nostre vite? Abbiamo un tariffario? In questo momento così delicato per tutti e tutte, in cui il Coronavirus ha scoperchiato tutte le problematiche della nostra società, non vogliamo più credere che il denaro, i profitti, i soldi, valgano di più delle nostre vite. Questa situazione, questa pandemia, ci ha insegnato che la tutela delle persone, che la salute collettiva e la salvaguardia delle vite umane sono le cose più importanti che abbiamo, e che, di certo, non valgono meno di soldi e denaro. Perchè è ora di finirla con questa vecchia tiritela di anteporre gli interessi economici dinanzi alle nostre vite. Chiediamo a gran voce di poter tornare in Italia. Di poterlo fare in sicurezza. Tutti e tutte. Sentendoci protetti da uno Stato, quello italiano, che pensi a tutelarci. Con dei voli a prezzi regolari, normali. Chiediamo al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Luigi Di Maio e a tutte le Ambasciate italiane nel mondo di organizzare fin da subito dei voli e di farci tornare finalmente a casa. Siamo stanchi, arrabbiati e delusi. Qui, o se ne esce tutti e tutte assieme, o non se ne esce.   PRIMI FIRMATARI DELL'APPELLO [Luca Profenna-Bolivia|Francesca Montani-Australia|Patricia Pareja-Ecuador|Anna Serrai - Cuba|Luca Spaventi- Kenya|Sandra Vera-Ecuador|Giuseppe Audino-Ecuador|Francesca Bazzana-Panama|Michela Palmas-Austria|Giulia Marocchino-Bolivia|Deborah Stampacchia - Emirati Arabi Uniti|Jonathan|Martinez Tiban-Ecuador|Monica Singh-India|Andrea Guevara-Ecuador|Chiara Corgianese-Argentina|Fatima Cruz-Ecuador|Mirella Ferrazzani-Kenya|Zarella Rodriguez-Ecuador|Bassam Aijurf-Kenya|Nicole Testini-Ecuador|Leonardo Di Biase-Messico|Emma Navarrete Testini -Ecuador|Denise Zabalaga-Bolivia|Francesco Pozo-Ecuador|Marina Brattoli-Argentina|Nadia Fares-Marocco|Marco Tirozzi-Mauritania|Gloria Ripaldi-Bolivia|Vera Sandra-Ecuador|Matteo Zanesi-Bolivia|Chiara Rocchetti- Cile|Mattia Zoni-Tunisia|Sonia Storti-Messico|Ramona Giacci-Kenya|Davide Fondi-Kenya|Cristina Fajardo-Ecuador|Vanina Vio- Malesia|Lidia Guerrero-Ecuador|Marco Meregalli-Colombia|Teresa Moncayo-Ecuador|Angie Macias-Ecuador|Fares Hassan-Marocco|Kevin Lopez-Argentina|Yobel Alcivar-Ecuador|Wellington Catota Tiban-Ecuador|Vito Starace-Kenya|Carlo Gregorio De Re- Bolivia|Jeannete Villarroel-Bolivia|Danilo Paiardini- Argentina|Alfredo Villon Rosales-Ecuador|Arrafi Fatima-Marocco|Angie Macias-Ecuador|Walter Vescia-Colombia|Lizbeth Armijos-Ecuador|Irene Titarelli-Kenya|Iver Avalos Alvares-Bolivia|Maria Tiban Cando-Ecuador|Gabriela Coelo-Ecuador|Roberto Miesi-Ecuador|Sandro Giacci-Kenya|Girolamo Di Paolo - Vietnam|Marysil Genovese-Argentina|Danielle Simone Valle Pallucci- Kenya|Analia Leonardi- Argentina|Shannel Samaniego- Ecuador|Amina Mouch- Marocco|Simone Franceschelli- Bolivia|Carmine Farina- Usa, California|Paolo Femia- Bolivia|Mariana Garcia- Ecuador|Licia Berni-Tunisia|Antony Mero - Ecuador|Giorgia Gerenzani-MessicoEnnio Bagnuolo-Perù|Fulvia Gerenzani-Messico|Mery Narcisa Holguin Mendoza-Ecuador|Alfredo Arellano Garcia- Ecuador|Narcisa Naranjo Tocalema-Ecuador|Piero Mangiarino-Bolivia|Jenny Nieves-Ecuador|Sandra Francioso-Kenya|Fabrizio Puccini-Kenya|Annalisa Peluso-Bolivia|Magda Guermandi- Myanmar|Rita Venturini-Messico|Marco Gerenzani-Messico|Susana Amparo Requena Morales-Ecuador|Marina Abram-Argentina|Stefania Uzho-Ecuador|Karen Gonzalez-Ecuador|Nestor Vulgari Cordova-Ecuador|Luca Blhacine-Messico|Marco Massimi-Messico|Giulia Crocoli-Cambogia|Julia Parodi-Thailandia|Silvia Peretti-Brasile

Luca Profenna
44,413 supporters
Victory
Petitioning Bundesregierung, Heiko Maas, Horst Seehofer, Italienische Regierung, Luciana Lamorgese, Paola De Micheli

Befreit die Rettungsschiffe!

DE / EN / ES / IT / NL / PT #freetheships #freeAlanKurdi #freeAitaMari Das italienische Verkehrsministerium hat die zivilen Rettungsschiffe ALAN KURDI und AITA MARI im italienischen Hafen von Palermo festgesetzt. Beide Rettungsschiffe haben erst kürzlich 193 Menschen vor dem Ertrinken gerettet. Am 5. Mai führte die italienische Küstenwache eine Inspektion an Bord der ALAN KURDI durch und verbot dem Schiff das Auslaufen. Die deutschen Behörden widersprachen den Sicherheitsbedenken ihrer italienischen Kolleg*innen daraufhin entschieden. Eine Sprecherin teilte mit: „Die von den italienischen Behörden festgestellten Unregelmäßigkeiten betreffen aus Sicht der deutschen Flaggenstaatsverwaltung keine gravierenden Sicherheitsmängel.“ Die Blockade des Rettungsschiffs gefährdet unseren geplanten Einsatz im Juni und damit Menschenleben! Die italienische Küstenwache unterzog am 6. Mai auch die AITA MARI der spanischen Organisation Salvamento Marítimo Humanitario (SMH) einer Kontrolle und setzte das Rettungsschiff daraufhin ebenfalls fest. Die Sicherheitsbedenken Italiens sind insbesondere deshalb grotesk, weil Italien noch im April 146 gerettete Menschen zwölf Tage an Bord der ALAN KURDI warten ließ, bis sie einem größeren Schiff übergeben werden durften. Die geretteten Menschen an Bord der AITA MARI mussten ebenfalls tagelang auf einen sicheren Hafen warten. Des Weiteren werden nur zivile Rettungsschiffe von Italien derart hart attackiert. Das Handelsschiff MV MARINA rettete im April ebenfalls flüchtende Menschen aus Seenot und durfte bereits nach wenigen Tagen in einem sizilianischen Hafen anlegen. Anders als im Falle der ALAN KURDI und der AITA MARI durfte das Handelsschiff ohne technische Überprüfung und ohne Quarantäne sofort wieder auslaufen. Dies zeigt: Italien blockiert gezielt zivile Rettungsschiffe! Es ist an der Zeit, die unter Salvini begonnene Politik der geschlossenen Häfen endlich zu beenden. Rettungskräfte dürfen nicht aufgehalten, sondern müssen unterstützt werden. An jedem Tag, an dem kein Rettungsschiff retten darf, drohen Menschenleben verloren zu gehen. Die Einigung von Malta zur Verteilung von Menschen, die aus Seenot gerettet wurden, muss schnell erneuert und dauerhaft eingerichtet werden. Die Mitgliedsstaaten der Europäischen Union dürfen Italien und Malta bei der Aufnahme von geflüchteten Menschen nicht länger allein lassen. Wir fordern daher von der italienischen Regierung, die Blockade der ALAN KURDI und der AITA MARI sofort zu beenden und uns in unserer humanitären Arbeit zu unterstützen. Wir fordern den Bundesaußenminister Heiko Maas dazu auf, sich für die Freilassung der Rettungsschiffe ALAN KURDI und AITA MARI einzusetzen. Wir fordern den Bundesinnenminister Horst Seehofer ausdrücklich dazu auf, Italien und Malta zu unterstützen und sich noch stärker für eine faire Verteilung von Menschen, die aus Seenot gerettet wurden, innerhalb der Europäischen Union einzusetzen.

Gorden Isler, Lena Meurer, Axel Pasligh, Sophie Weidenhiller
55,572 supporters
Petitioning Governo, ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, Giuseppe Conte, Sergio Mattarella

Sussidi economici ai marittimi italiani (dimenticati) da Conte.

Ci chiamiamo Miriam Pia De Maria e Salvatore Caltabiano, siamo due ragazzi poco più che ventenni residenti a Fiumefreddo di Sicilia, piccola cittadina in provincia di Catania.  Da qualche settimana, siamo portavoce attivi di un gruppo di membri d’equipaggio e ufficiali italiani che operano nel settore marittimo italiano ed estero. Ad oggi, purtroppo, a causa delle restrizioni legate al Covid-19 tutti quanti noi impegnati in questo settore ci ritroviamo senza lavoro ma sulle spalle famiglie, costi e spese da sostenere. I contratti di lavoro delle compagnie di crociera sono stati “congelati”, il personale è stato ridotto al minimo necessario per garantire la manutenzione e il sostentamento delle imbarcazioni. Molti di noi si trovavano già a casa quando la pandemia ha iniziato ad allargarsi, altri invece sono rimasti a bordo per mesi in attesa di rimpatrio. Siamo stati rinchiusi in cabina, per settimane, in quarantena precauzionale o necessaria per l’imitare il rischio contagio, in caso di crew risultati positivi. Nuovi protocolli anti-Covid (es: utilizzo delle mascherine chirurgiche, social distancing ecc) sono stati inseriti tra le nostre procedure e non abbiamo esitato un attimo ad abbracciarle e renderle parte della nostre abitudini giornaliere, in attesa del tanto desiderato rientro a casa. Cari lettori, magari da queste parole, potrà esservi sembrato una passeggiata, ma solo chi ha vissuto questa situazione potrà capire quella situazione di solitudine, spavento e preoccupazione per i nostri cari a miglia di distanza. Una volta rientrati in patria però, la sensazione di solitudine non è sparita e anzi adesso è accompagnata da un senso di abbandono da parte del Governo che dovrebbe prendersi cura di ogni cittadino italiano in egual modo. Il nostro settore versa attualmente in condizioni di miseria tali da considerare necessario il taglio del personale più tutti i crew attualmente in stato di fermo, in attesa della famosissima chiamata. Una situazione sicuramente provante e delicata sia dal punto di vista psicologico che economico; situazioni come queste non vanno anzi, non devono assolutamente essere trascurate o ignorate. Adesso fermatevi un attimo a pensare; pensate a tutti quei padri/madri di famiglia, con bimbi in DAD che non riescono ad arrivare a fine mese per garantire una connessione veloce e dei mezzi necessari per l’istruzione dei propri figli, pensate a tutti quei sacrifici che ognuno di noi fa ogni anno, ragazzi con mutui da pagare, spese mediche insostenibili alle quali sono stati aggiunti adesso costanti tamponi e mascherine entrate ormai nelle nostre routine per mantenere al sicuro noi stessi e i nostri cari; i risparmi di una vita prima o poi finiranno e ad oggi non si prospetta una ripresa imminente delle nostre navi, in ognuno di noi avanza la preoccupazione sul come arrivare a fine mese. Noi non siamo da meno, la nostra categoria non vale meno rispetto alle altre (alle quali ci stringiamo in segno di solidarietà). Siamo tutti cittadini italiani e tutti necessitiamo supporto. Chiediamo al Governo di attenzionare le nostre necessità e di adottare misure tali che possano aiutare ogni marittimo (che navighi con bandiera italiana o estera) ad andare avanti. Abbiamo costituito un gruppo attraverso Facebook “Sussidi economici anche ai marittimi (dimenticati) da Conte” con la funzione di raccogliere quante più adesioni e testimonianze dai nostri colleghi impegnati nel settore sopracitato. Di comune accordo, riteniamo che il settore marittimo versi in condizioni trascurate dovute forse dalla mancanza di un ente che ci tuteli in maniera attiva e del quale chiediamo l’istituzione. Oggi più che mai, abbiamo bisogno di fatti e non di parole o promesse. Vi preghiamo di sottoscrivere la seguente petizione per far sì che i nostri diritti vengano rispettati e che le nostre voci vengano ascoltate. L'unione fa la forza, facciamoci sentire!

Miriam De Maria
34,647 supporters
Petitioning Robert Abela, Giuseppe Conte, Luigi Di Maio, Carmelo Abela, Paola De Micheli, Ian Borg, Josep Borrell, Commissione Europea, Ursula von der Leyen, Luciana Lamorgese

Insieme a quel corpo naufraga anche la nostra umanità

Insieme a quel corpo naufraga anche la nostra umanità Ogni vita merita rispetto. Ogni essere umano è degno di sepoltura.  Da oltre due settimane il corpo senza vita di un essere umano è lasciato naufragare nel Mediterraneo. Da oltre due settimane un corpo privo di vita è lasciato in balìa delle onde insieme a quel che resta di un gommone, segno tangibile del suo sogno di raggiungere l’Europa. Avvistato in un primo momento a 5 miglia dal confine tra la sar libica e la sar maltese, la sua posizione è stata segnalata prontamente, e ripetutamente, alle autorità maltesi e italiane. Nessuno, ad oggi, ha ritenuto opportuno recuperarlo. Ogni vita merita rispetto. Ogni essere umano è degno di sepoltura e questo dovrebbe valere in terra come in mare. Per questo quel corpo deve essere recuperato. È giustizia. È la nostra cultura a obbligarci a questa scelta. La stessa cultura che in tanti vedono minacciata da popoli e culture più o meno lontani, rischia di morire se noi italiani, europei, rimaniamo fermi a guardare. Se non agiamo. È l’Antigone che sfida gli ordini di Creonte per dare degna sepoltura al fratello Polinice a mostrarci la strada. Quel corpo da giorni in mare merita sepoltura e proprio a chi avrebbe il potere e il dovere di farlo ci appelliamo: tra le onde del Mediterraneo centrale non sta naufragando solo il corpo senza vita di un giovane uomo, sta naufragando la nostra umanità. Recuperiamolo. #recuperiamolanostraumanità Along with that body, our humanity is shipwrecked as well Every life deserves respect. Every human being deserves to be buried.  For over two weeks, the lifeless body of a human being has been left shipwrecked in the Mediterranean. For more than two weeks, a lifeless body has been left at the mercy of the waves along with what remains of a rubber dinghy; a tangible sign of his dream of reaching Europe. Initially spotted 5 miles from the border between the Libyan sar zone and the Maltese sar zone, the position of the body was and has been promptly and repeatedly reported to the Maltese and Italian authorities. However no one, to date, has taken any action to recover it. Every life deserves respect. Every human being deserves to be buried and this should apply on land as well as at sea. This body must be recovered. It is justice. It is our culture which prompts us towards this necessary choice. The very same culture that many feel is threatened by, more or less, distant peoples and cultures, and risks dying if we Italians - Europeans - stand by and watch this injustice. If we do not take action. It is Antigone, who challenges the orders of Creon to give worthy burial to his brother Polynices, who shows us the way. That body, now floating for days at sea, deserves to be buried and we are calling on precisely those who have the power and the duty to do so, to bury it. Amongst the waves of the central Mediterranean, not only is the lifeless body of a young man shipwrecked, but our humanity is shipwrecked as well. Let’s recover it. #recoveringourhumanity Arturo Salerni, Presidente di CILD; Don Luigi Ciotti - presidente del gruppo Abele; Roberto Lamacchia - presidente Associazione Nazionale Giuristi Democratici; Donatella Vergari - presidente Terre des Hommes Italia; Laura Liberto, Vicepresidente di CILD - Direzione nazionale di CittadinanzAttiva; Flavio Romani Vicepresidente di CILD - Arcigay; Patrizio Gonnella - Presidente Associazione Antigone; Francesca Chiavacci - Presidente Nazionale ARCI; Lorenzo Trucco - presidente ASGI; Marcello Mariuzzo - presidente di Lunaria; Sabina Alasia - presidente Naga; Benedetta Perego - presidente di StraLi; Roberto Zaccaria -presidente CIR; Gabriella Guido - Portavoce campagna LasciateCIEntrare; Hassan Bassi - Segretario Forum Droghe; Lia Sacerdote - presidente Bambini Senza Sbarre; Donatella D'Angelo - presidente Cittadini del Mondo; Cover photo via Sea Watch

Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili
27,021 supporters
Petitioning Mario Draghi, Roberto Cingolani, Enrico Giovannini, Stefano Patuanelli, Giancarlo Giorgetti

DILLO A DRAGHI: I MILIARDI DELL’EUROPA ALLE CITTÀ FERITE E NON ALLE LOBBY INQUINANTI!

Vogliamo città verdi, sane, senza smog e sostenibili. Chiedi anche tu al governo Draghi di spendere meglio i 200 miliardi del Recovery Plan: la ripresa italiana deve partire dalle città.  Negozi, bar e ristoranti chiusi, trasporto pubblico e molte categorie di lavoratori sull’orlo del fallimento, alto contagio e mortalità da Covid: le città italiane stanno pagando un conto terribile a causa della pandemia, ed è solo l’inizio.  I centri urbani ospitano la maggioranza della popolazione, sono i centri dell’innovazione culturale, sociale, economica e tecnologica del Paese. Ormai lo sappiamo, la sfida per un futuro sostenibile si vince, o si perde, in città. Nonostante rappresentino il cuore pulsante dell’Italia, ad oggi le città sono largamente ignorate nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).  FIRMA L’APPELLO PER DESTINARE I FONDI DEL PIANO DI RILANCIO ALLA SOSTENIBILITÀ DELLE  CITTÀ ITALIANE. La città sostenibile, alimentata dalle energie rinnovabili, dai prodotti del territorio e dall’ossigeno degli spazi verdi, dove è possibile spostarsi grazie a mezzi di trasporto a zero emissioni, dove è naturale muoversi in bici, a piedi o in carrozzina, può diventare realtà, con i fondi del Recovery Plan. Ad oggi sono 20 le organizzazioni della società civile, impegnate nella giustizia ambientale, nella difesa e promozione del territorio e nello sviluppo di modelli sostenibili che hanno firmato l’appello al Primo Ministro Draghi. L’obiettivo è assicurarsi che i fondi europei vadano anche a beneficio della vita quotidiana e dei territori dei cittadini, dove la vita di tutti i giorni è stata sconvolta dalla pandemia di covid-19. FIRMA L’APPELLO PER SUPPORTARE LA RINASCITA SOSTENIBILE DEI NOSTRI TERRITORI URBANI. *** Le organizzazioni: Fridays For Future ItalyTransport & Environment ItaliaKyoto ClubLegambienteCittadini per l’AriaGreenpeace ItaliaWWF ItaliaLega Anti VivisezioneFIAB - Federazione Italiana Ambiente e BiciclettaRinascimento GreenBike ItaliaSbilanciamociAssociazione Comuni VirtuosiCittàslowTouring Club ItaliaAssociazione Italiana di Architettura del PaesaggioSindaci della BiciOsservatorio BikeconomyRete dei Comuni SostenibiliUrban@it L'APPELLO:  Spett.liPresidente del Consiglio dei Ministri, Mario DraghiMinistro della Transizione Ecologica, Roberto CingolaniMinistro delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili, Enrico GiovanniniMinistro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Stefano PatuanelliMinistro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti La ripresa italiana parte dalle città sostenibili.Negozi, bar e ristoranti chiusi, trasporto pubblico e molte categorie di lavoratori sull’orlo del fallimento, alto contagio e mortalità da Covid: le città italiane stanno pagando un conto terribile a causa della pandemia, ed è solo l’inizio. Le città ospitano la maggioranza della popolazione, sono i centri dell’innovazione culturale, sociale, economica e tecnologica del Paese. Ormai lo sappiamo, la sfida per un futuro sostenibile si vince, o si perde, in città.Nonostante rappresentino il cuore pulsante dell’Italia, ad oggi le città sonolargamente ignorate nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). In concreto, chiediamo che il PNRR preveda: 1. Mobilità sostenibileI fondi del PNRR devono finanziare (direttamente o indirettamente): infrastrutture ciclabili sicure, urbane ed extraurbane, interventi per l’intermodalità bici-TPL, la riqualificazione dello spazio pubblico a favore di spazi pedonali, ciclabili e verde urbano e a beneficio dell'uso pubblico (giardini, piazze, aree giochi, bar e ristoranti sicuri e all’aperto), realizzando infrastrutture per la mobilità dolce intese anche come come corridoi drenanti, ecologici e di mitigazione ambientale; il potenziamento del TPL, del trasporto rapido di massa (bus elettrici, tram, metro) e dei treni metropolitani, extraurbani e regionali. Puntiamo a un pendolarismo efficace econfortevole, e che incentivi un turismo sostenibile a valorizzazione di tutte le città italiane. Chiediamo incentivi per la riduzione delle auto private e che la flotta passeggeri e merci (pubblica e privata) sia sostituita con mezzi elettrici silenziosi e confortevoli, rispettosi della città e dei suoi abitanti. Inoltre, vogliamo che venga realizzata l'infrastruttura nazionale di ricarica elettrica. 2. Fonti rinnovabiliIl PNRR deve finanziare le rinnovabili elettriche, con interventi atti a minimizzare consumo del suolo; il PNRR dovrà essere in grado, partendo dalla riforma delle autorizzazioni, di installare almeno 6.000 MW di rinnovabili elettriche l’anno, con interventi per potenziare la rete di distribuzione e il sistema degli accumuli (batterie). 3. Efficienza energeticaIl PNRR deve lanciare programmi significativi di efficientamento degli edifici pubblici a partire dalle scuole e nell’edilizia residenziale. In riferimento all’edilizia privata, i piani di spesa devono essere vincolati ad obiettivi minimi di efficienza. 4. Rafforzare il modello agroecologicoIncentivare la transizione ad un modello agricolo che non alteri il clima, che valorizzi le risorse locali e biologiche e il capitale naturale, proteggendo la biodiversità. Inoltre, chiediamo la promozione di stili alimentari a base vegetale e di disincentivare invece l'importazione di prodotti responsabili di deforestazione. L'Italia deve quindi porsi obiettivi più ambiziosi di quelli della Politica Agricola Comune Europea. Il nostro Paese deve ripartire e l’Europa ci offre questa opportunità.È ora di costruire, con i fondi europei, l’Italia per la prossima generazione. *** Gli allegati:● La decarbonizzazione nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, T&E, KyotoClub, WWF, Greenpeace, Legambiente;● Un PNRR per una mobilità sostenibile, T&E - Kyoto Club;

Ripresa Verde - Coalizione
22,383 supporters
Petitioning Erika Stefani, Alberto Cirio, Andrea Tragaioli, Matteo Salvini, Giancarlo Giorgetti, Giorgia Meloni, Luca Zaia, Sergio Mattarella, Mario Draghi, Elena Bonetti, Enrico Giovannini, Giovanni Toti, Chi...

Modifica legge 13/89 - abbattere barriere architettoniche

Salve, mi chiamo Girolamo Varacalli e sono un ragazzo con la distrofia muscolare di Duchenne. Ho deciso di tirare su questa petizione per risolvere un grosso problema sociale: purtroppo le persone disabili con la sedia rotelle hanno palesi difficoltà di spostamento, quindi quando dobbiamo andare in vacanza, a mangiare fuori una pizza o fare commissioni ci dobbiamo assicurare che il luogo sia accessibile. Ma secondo me questa è una cosa ingiusta e penalizzante. Considerando che siamo in un'epoca in cui ci teniamo molto all'inclusione e i diritti, infatti negli ultimi mesi si sta lottando nei Gay Pride per il DDL Zan: una legge per cercare di diminuire i fenomeni di discriminazione e odio. Visto che anche noi disabili dovremmo essere tutelati da questa legge, non capisco come mai nessuno si indigni per questa discriminazione nei nostri confronti. La Costituzione Italiana dice che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e che la scuola è aperta a tutti, quindi reputo anticostituzionale vedere una persona disabile che non può andare dove vuole, o peggio, che non può andare a scuola perché sprovvista di rampe o ascensore. A Settembre 2013 ero alle medie e mi è successo che non ho potuto assistere alla lezione a causa dell'ascensore guasto, per farlo riparare mi sono dovuto rivolgere al giornale torinese Luna Nuova, che ha scritto un articolo. E' una cosa molto grave e sono sicuro al 110 % di non essere l'unico a cui è successo. Una possibile soluzione sarebbe quella andare a modificare la Legge 13 del 9 gennaio 1989 che concede contributi per interventi atti al superamento delle barriere architettoniche su abitazioni private già esistenti in cui risiedono portatori di menomazioni o limitazioni funzionali (di carattere motorio e dei non vedenti). Le modifiche che vorrei apportare alla legge sono le seguenti: 1.   Investire di più sui contributi a favore degli esercenti che rendono accessibili i loro locali. 2.   Esentare gli aderenti dal pagamento della tassa e canone per l’occupazione di spazi e aree pubbliche (TOSAP e COSAP) Una volta fatti questi passaggi si potrebbe stabilire l’obbligo di accessibilità per tutti i luoghi pubblici Così facendo si rispetteranno alcuni obiettivi dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e inoltre tutto ciò porterà maggiore inclusione, minore preoccupazione per le persone disabili in cerca di luoghi accessibili, si darà una gran lezione di educazione civica e faremo un figurone perché l'Italia è un gran Paese e così lo diventerà ancora di più. Io mi rendo conto che a causa della pandemia molte attività hanno perso migliaia di euro e che imporre un'altra spesa non sia il massimo. Ma vi dico che ha un prezzo davvero basso, quindi graverà poco sui vostri risparmi, ma il rovescio della medaglia è che come detto prima quando metti una rampa davanti ad un negozio, sei vincolato a pagare la tassa comunale (la tassa dei tavolino per intenderci). Sono anche consapevole che questa regola non è applicabile in posti come grotte, castelli antichi e via dicendo. L'obbligo delle rampe dipende anche da alcuni fattori come la larghezza del marciapiede, l'altezza del gradino e c'è fino al limite del possibile. Ho scritto al il ministro della disabilità Erika Stefani, ma non mi ha ancora risposto. Allo stesso tempo ho anche contattato Emanuel Cosmin Stoica (referente accessibilità CPD Consulta di Torino e TikToker disabile con oltre 50 followers), mi ha riferito che aveva già parlato di una cosa del genere al sindaco di Torino Chiara Appendino, che gli ha detto che è molto complesso da applicare per i seguenti motivi: 1.   Mettere una rampa fissa in un negozio potrebbe essere pericoloso per le persone non vedenti 2.   Sulla carta non è consentito per una questione di decoro In ogni caso, Emanuel mi ha detto che gli piace l'idea e vuole aiutarmi a fare girare la notizia. Questa sarebbe un'ottima proposta di legge, ma ho bisogno del vostro prezioso aiuto per farla arrivare al governo. Tutto ciò non vi costerà assolutamente nulla, basta solamente firmare e condividere a tutto spiano questa petizione. Mi raccomando, conto su di voi! Dimostriamo di essere un grande Paese!

Girolamo Varacalli
20,541 supporters